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Mille Piante

di Mile Kolev – C.so Unità d’Italia 65 – Piana Biglini Alba (Cn)

Piante Grasse

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Piante succulente

 

Piante Grasse vengono chiamate quelle piante dotate di particolari tessuti (parenchimi acquiferi, detti anche “succulenti”) che permettono di immagazzinare grandi quantità di acqua.

L’acqua assorbita durante i periodi di pioggia viene amministrata sapientemente, durante i periodi di siccità, migrando a ogni distretto dell’organismo della pianta che la richieda. Per la presenza del tessuto succulento, foglie, fusti e radici di queste piante diventano carnosi e ingrossati, assumendo – a seconda del tipo – forme tipiche come quelle sferiche, colonnari, a rosetta, appiattite, ecc.

Le succulente sono spesso indicate, erroneamente, col termine generico di cactus, che in realtà si riferisce a una determinata famiglia di tali piante, tutte originarie delle Americhe. Mentre quasi tutti i cactus sono succulente, non tutte le succulente sono cactus.

Caratteristiche

Le succulente sono piante adattate a vivere in condizioni di aridità più o meno pronunciata mediante l’assorbimento di grandi quantità di acqua in un tessuto apposito, detto parenchima acquifero, spugnoso e formato da grandi cellule rotondeggianti e ampi spazi intercellulari interposti, localizzato in vari organi delle piante. Una volta assorbita, l’acqua è conservata mediante alcuni accorgimenti, tra cui l’ispessimento epidermico dato da cutine e la secrezione di cere idrofobiche protettive. Anche la produzione di peluria (tricomi) aiuta le piante a diminuire le perdite per traspirazione. Spesso le foglie sono trasformate in spine (es. Echinocactus) e la fotosintesi clorofilliana viene effettuata dal fusto modificato. Riassumendo, oltre alla “succulenza” queste sono le principali caratteristiche che le piante succulente hanno sviluppato per ridurre al minimo la perdita di acqua:

“alcune presentano metabolismo CAM per minimizzare la perdita di acqua
foglie assenti, ridotte o di forma sferica
riduzione del numero di stomi
il fusto è la sede principale della fotosintesi
la forma di crescita è compatta: colonnare, sferica o a cuscino compatto
presenza di cere, cutine e peli sulle superfici esterne per ridurre la perdita d’acqua mediante la creazione di un micro-habitat umido intorno alla pianta e mediante la riduzione del flusso d’aria sulla sua superficie”

– Questa capacità di ottimizzazione dell’acqua ha permesso alle piante succulente di colonizzare habitat caratterizzati da climi tropicali aridi e sub-aridi, ossia luoghi in cui si verificano piogge solo per un periodo dell’anno (generalmente l’estate), seguite da un lungo periodo di totale siccità.

Ambiente

Originarie di zone aride e desertiche nelle quali si sviluppano assieme ad altre piante xerofile, sono in grado di resistere a lungo alla siccità. Crescono prevalentemente in terreni predesertici, dove si alternano periodi di grande siccità a periodi di piogge più o meno intense.

Le si può trovare in quasi ogni clima della Terra caratterizzato da temperature medie sopra gli 0 °C durante il periodo della vegetazione e in cui le piogge siano abbastanza scarse da limitare la crescita delle piante non xerofite (mesofile). Non si trovano nelle zone con assenza totale di piogge, in quanto non potrebbero realizzare la riserva idrica minima necessaria alla sopravvivenza.

Se ne trovano alcune persino nelle foreste umide, in America centrale e meridionale, in Africa, Madagascar e Asia; in tali ambienti sono molto competitive nella colonizzazione di habitat epifitici della volta forestale, assieme a tillandsie, microfelci e altre piante che condividono questo ambito di crescita possono così trovare la luce che filtra negli strati più alti del fogliame; tra queste l’Epiphyllum o gli Hylocereus: per questo vengono chiamate piante epifite.

Nelle Isole Canarie o nel Madagascar si trovano succulente di grandi dimensioni come la Euphorbia.

In Europa si possono trovare molte specie di Sedum e di Sempervivum nonché specie introdotte di Agave e Opuntia.

In Messico e California si trovano le specie più resistenti e grandi, in grado di permettere agli animali di scavare nel loro fusto gallerie che servono da rifugio.

In coltivazione le piante succulente necessitano di posizioni luminosissime anche se durante l’estate alcune specie non gradiscono il pieno sole in quanto adattate alla vita in comunità vegetali in cui le piante più grandi offrono protezione a quelle più piccole.

 

Echinocactus Grusonii (Cuscino della Suocera)

 

L’Echinocactus Grusonii, più comunemente conosciuto come “Cuscino della Suocera”,“Palla D’oro” o “Grusone”, è una succulenta appartenente alla famiglia delle Cactaceae. Originario del Messico centrale, pur essendo tra i cactus più conosciuti e più venduti al mondo, purtroppo in natura questo splendido esemplare rischia l’estinzione.

Il suo nome botanico deriva dal greco ἐχῖνος (ekhînos, “riccio”), come conseguenza delle sue caratteristiche e inconfondibili spine, indispensabili per trattenere l’acqua.

Il Grusone ha una forma perfettamente sferica, con coste ben distinte di colore verde acceso e le numerose spine gialle (che richiamano il color oro). In cima, dove tende ad appiattirsi leggermente, troviamo un’aureola giallastra e ricoperta di peluria. Questa pianta può raggiungere diametri di 80/90 cm ed è xerofita, significa quindi che può sopravvivere a lunghi periodi di siccità.

Si coltiva facilmente, sia in appartamento (a patto che ci sia tanta luce) che in esterno, dove predilige zone assolate. Si moltiplica facilmente per seme.

In quanto a fioriture, si può dire che il Grusone si faccia particolarmente desiderare. Per ammirare i suoi fiori gialli e a forma di imbuto dobbiamo attendere l’età adulta (generalmente intorno ai vent’anni).

Ambiente

La sua area di origine è il Messico centrale, precisamente lo Stato di Queretaro (Hildmann 1891). In natura (ricordiamo che purtroppo è in via di estinzione) nasce e vive ad altitudini comprese tra i 1.400 – 1.900 s.l.m. in aree semidesertiche e/o rocciose. È, infatti, una pianta molto resistente, che si adatta a diversi climi e terreni. Ha senza dubbio bisogno di molta luce e nel periodo vegetativo gradisce qualche ora di sole diretto. Per evitare brutte scottature (la pianta nei punti scottati tenderebbe ad ingiallire), è sempre consigliabile abituarla gradualmente al sole una volta uscita dal periodo invernale.
Temperatura

Questa cactacea ama le temperature calde ed il sole. In inverno, se mantenuta completamente asciutta, può affrontare temperature che scendono sotto lo zero.
Mantenimento
Grusone è di facile gestione. Come quasi tutte le cactaceae, predilige terreni ben drenati (si possono utilizzare terricci già pronti specifici per cactaceae o crearli semplicemente aggiungendo al terriccio universale sabbia, pomice, lapillo, torba). Le innaffiature dovrebbero iniziare a primavera e terminare con l’arrivo dell’autunno (marzo-ottobre). Si consigliano innaffiature regolari (settimanali) o comunque a terriccio completamente asciutto. Nel periodo vegetativo si consiglia un concime liquido povero di azoto (N) e ricco di fosforo (P) e potassio (K) (specifico per cactaceae, N-P-K:3-6-12) da somministrare circa una volta al mese. È sempre buona abitudine non esagerare con i concimi per evitare di indebolire la pianta, che crescerebbe troppo velocemente.

La crescita naturale è abbastanza lenta. Il rinvaso va effettuato ogni 2/3 anni, avendo l’accortezza di utilizzare vasi di una sola misura più grande. Scegliere sempre vasi bassi e larghi (tipo ciotola) in terracotta/ceramica. Infine, è molto importante fare attenzione alle numerose spine durante questa operazione: è consigliabile utilizzare guanti e muovere la pianta delicatamente aiutandosi con fogli di giornale arrotolati o polistirolo.
Avversità

Questa bellissima cactacea è una pianta robusta, che non presenta grandi problemi. Il suo nemico principale è sicuramente il marciume causato da troppe innaffiature o da un terreno non sufficientemente drenato. Potrebbe, inoltre, essere attaccata dal ragnetto rosso o da cocciniglia: in quel caso si suggeriscono prodotti specifici.

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Graptosedum cv “Francesco Baldi”

Graptosedum è un ibrido appartenente alla famiglia delle Crassulaceae. Molto diffuso nel nostro territorio, lo possiamo facilmente trovare anche in America, Australia e Nuova Zelanda.

Le origini sono incerte, si pensa ad un incrocio tra Graptopetalum Paraguayense e Sedum Pachyphyllum. Come tutti gli ibridi, non aveva mai trovato un suo spazio nella letteratura. Riceve finalmente l’importanza che merita ed un nome solo nell’Ottobre del 1991, quando un chimico ne parla e la descrive nella Newsletter “Sedum Society”(SSN 19). Il chimico era proprio il Dott. Francesco Baldi (1917-2003).

Il Graptosedum è formato da rosette che possono arrivare a circa 12-14 cm di diametro e che crescono alle estremità di steli medio-lunghi. Una pianta sana ha rosette fitte e steli che tendono a cadere verso il basso, creando una bellissima cascata. Il colore delle foglie varia dal verde-grigio ai toni del rosa in base alla stagione e all’esposizione al sole.

I fiori nascono anche essi su steli di circa 15 cm di lunghezza, sono piccoli e hanno un colore giallo intenso con qualche striatura bianca. Ogni stelo può ospitare dai 3 ai 14 fiori.
Ambiente

Essendo un ibrido non possiamo essere certi della sua area di origine. Come lo stesso Dott. Baldi scrive, nel suo articolo del 1991, il suo habitat naturale sembra essere l’Italia centrale e meridionale. Non a caso è una pianta che gradisce esposizioni di pieno sole ma non disdegna le zone ombreggiate. Molto adatta a balconi e giardini, può vivere anche in appartamento purché posizionata in punti della casa luminosi ma non esposta ai raggi diretti.
Temperatura

Questa crassulaceae gradisce temperature medio alte, tipiche dell’estate mediterranea. Se mantenuta asciutta e al riparo dalla pioggia, riesce ad affrontare anche inverni rigidi.
Mantenimento

La gestione è abbastanza semplice. Per avere una pianta sempre bella e in salute, si consiglia l’utilizzo di un terreno apposito per piante grasse o comunque un terreno drenante facilmente ottenibile con aggiunta di sabbia, palline di argilla o ghiaino.

Le innaffiature è bene iniziarle nel periodo primaverile, con intensificazione nel periodo estivo e sospensione nei mesi invernali. Annaffiare sempre a terriccio completamente asciutto.

La concimazione, non estremamente necessaria, è consigliabile nei mesi primaverili con concimi liquidi da somministrare a terreno innaffiato.
Moltiplicazione

Può essere facilmente moltiplicata attraverso talee della rosetta o addirittura di una sola foglia. La cosa importante è che vengano inserite in un terreno adatto, drenante, composto in buona parte da sabbia o ghiaia.
Avversità

La Graptosedum cv “Francesco Baldi” non ha, fortunatamente, problemi con parassiti o infestazioni. L’importante è evitare muffe e marciume, causa di eccessiva innaffiatura o drenaggio insufficiente.

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Frailea

La Frailea è una pianta grassa appartenente alla famiglia delle Cactaceae. Essa è in genere tenuta in appartamento date le sue caratteristiche specificatamente ornamentali. Appartengono al genere Frailea circa 50 specie di piante differenti.
La Frailea si presenta di forma tondeggiante, ricoperta da areole molto piccole dalle quali nascono le spine. Le dimensioni variano dai 5 ai 7 centimetri di diametro. Il colore della Frailea è variabile dal verde intenso al verde molto scuro, con leggere sfumature marroni o addirittura violacee. La Frailea produce infiorescenze di color giallo. Queste ultime, spesso, non si aprono ma riescono ugualmente a permettere il processo di impollinazione. A tal proposito essa è una pianta di tipo cleistogama, ossia il cui fiori si autoimpollina pur rimanendo serrato. Qualora il fiore si apra, lo fa per circa un’ora, per cui è molto raro vedere la Frailea fiorita.

La moltiplicazione delle Frailea avviene per seme, dal momento che la pianta è in grado di produrne una notevole quantità. La semina non è un’operazione molto complessa, purchè si utilizzino semi molto freschi, così da garantirne l’effettivo processo di germogliazione. Dopo aver posto i semi in terreno fertile, la piantina sarà visibile a distanza di pochi giorni per poi essere posta a definitiva dimora dopo circa un anno. Tranne alcune specie, come la F. asteriodes, la Frailea è una pianta dalla crescita molto veloce.
Ambiente

Fiore autoimpollinante, tale pianta trova le sue origini nelle zone dell’america del Sud: dalla Colombia, all’Argentina al Brasile. In natura, tale pianta, vive nelle zone principalmente rocciose, oppure nelle immense praterie, rigorosamente all’ombra delle pampas. La Frailea richiede, se coltivata, una posizione molto soleggiata, così da svilupparsi in altezza maggiormente che se si trovasse in natura.
Temperatura

Come abbiamo anticipato, ama essere collocata in luoghi abbastanza luminosi, ma non è il caso esporre la Frailea alle torride temperature estive che ritroviamo nelle ore di punta. In tal caso, infatti, è consigliabile porla in un luogo semi ombreggiato. Tale cactacea teme molto le temperature invernali, pertanto è consigliabile riporla in appartamento oppure in serra temperata quando il termometro scende al di sotto dei 10° C.
Mantenimento

Per assicurare alla Frailea lo sviluppo sano e rigoglioso, si consiglia di utilizzare un terreno di consistenza spine sottili argillosa, ottimamente drenato e non molto ricco di materia organica. In alternativa a questo substrato, è anche possibile utilizzare una composta artificiale per cactus, con una lieve aggiunta di argilla.

L’apporto idrico di cui necessita la Frailea è molto abbondante. Soprattutto nella stagione vegetativa, è importante che ricevano regolari annaffiature, sempre a partire dal basso. Fate attenzione a lasciar asciugare il terreno tra un apporto idrico ed il successivo. Nella stagione invernale, invece, le annaffiature vanno del tutto sospese.

La concimazione va compiuta durante il periodo vegetativo servendosi di concime liquido per cactacee, da diluire nell’acqua delle annaffiature, ogni 15-20 .
Avversità

La Frailea può esser soggetta all’attacco da parte della cocciniglia e di alcuni acari. Nel primo caso, è possibile ripulire la parte interessata con un batuffolo bagnato con acqua ed alcool. Nel caso d attacco da parte di acari, si consiglia di rivolgersi al medico.

 

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Lophophora

La Lophophora è una pianta appartenente alla famiglia delle Cactaceae. Appartengono a tal genere pochissime specie differenti, circa 3 o 4. Nelle zone originarie della pianta, essa era conosciuta per il suo potere altamente allucinogeno. A tal proposito, ne è vietata la vendita in alcune nazioni.

Particolarmente conosciuta è la Lophophora Williamsii, spesso chiamata anche Peyote (carne degli dei) o mescalito, tipica per l’uso rituale tra le più antiche popolazioni Americane.
Tale pianta possiede una forma particolarmente caratteristica: essa è appiattita, seppur lievemente tondeggiante. Il suo diametro, infatti, può contare anche 15-25 cm. La Lophophora è composta, generalmente, da circa sei costolature e areole di piccole dimensioni. Il colore della pianta è un grigrio-verdastro, per nulla acceso. La Lophophora è una pianta che è in grado di riprodurre un numero realmente elevato di polloni basali. Le infiorescenze si sviluppano durate la stagione estiva, direttamente dalle piccole areole sopracitate: i piccoli fiorellini sono bianchi oppure rosa e anticipano quelli che sono dei frutti di forma allungata, contenenti numerosissimi semi scuri.

La moltiplicazione della pianta avviene sia per semina che per polloni basali. Questi ultimi vanno recisi dalla pianta madre e posti a radicare, operazione particolarmente veloce e fruttuosa. La semina, invece, ha una germogliazione e radicazione molto lenta, per cui è un’operazione che spesso non viene scelta per assicurare la moltiplicazione della pianta.
Ambiente

La Lophophora trova le sue origini nel sud degli Stati Uniti e nel Messico. In genere, si consiglia di riporla sempre in luoghi abbastanza luminosi ed assicurarle almeno 3 ore al giorno di luce solare diretta. Durante la stagione estiva, invece, è meglio collocare la pianta in un luogo maggiormente ombreggiato. In inverno, invece, è possibile riporre la Lephophora anche in casa, possibilmente in un luogo non eccessivamente riscaldato.
Temperatura

Tale pianta, come gran parte delle Cactaceae, non teme l’esposizioni a temperature basse o ad inverni rigidi, purchè il terreno sia completamente asciutto a partire dal mese di ottobre. Se posta in serra, la temperatura non deve essere inferiore ai 7°-10° C.
Mantenimento

Le annaffiature vanno effettuate a partire dal mese di marzo, sino ad ottobre. Si consiglia di compiere talesemi scuri operazione ogni 8-10 giorni, a seconda delle temperature e del clima presente. Come precedentemente anticipato, dal mese di ottobre in poi, l’apporto idrico va drasticamente sospeso. Tale operazione è necessaria affinchè la pianta sopravviva anche ad inverni rigidi.

La concimazione va compiuta ogni 25-30 giorni, utilizzando un concime per piante succulente, solamente durante il periodo vegetativo della pianta.

Il vaso che ospita la Lephophora deve essere necessariamente molto ampio e profondo. Tale caratteristica è necessaria dal momento che la pianta tende a sviluppare un apparato radicale molto profondo e fitto. Il substrato da utilizzare per questo tipo di piante, è quello classico per le piante di genere succulento: terriccio bilanciato, sabbia e lapillo. Dal momento che la Lephophora ha una crescita molto lenta, non c’è necessità di effettuare trapianti frequentemente.
Avversità

I principali nemici della Lophophora sono gli acari e la cocciniglia. In entrambi i casi è possibile trattare la pianta con un batuffolo di alcool ed acqua, così da ripulire le parti infestate. In genere, però, date le caratteristiche morfologiche e dimensionali, è opportuno affidarsi al proprio vivaista di fiducia che ci fornirà un antiparassitario o un anticoccidico specifico.

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Lampranto

Il Lampranto è una pianta succulenta appartenente alla famiglia della Aizoaceae. Appartengono a tal genere un numero pari a circa 100 specie differenti. Tra le più note ricordiamo il L. Amoenus con fiori grandi e color rosso porpora; il L. Coccineus con foglie di colore verde-grigiastro; il L. Elegans dal fogliame tendente al blu.
Il Lampranto è una pianta che , in base alla specie, è di natura succulenta o semirustica. Essa possiede un portamento a cespuglio con ramificazioni a forma eretta oppure a andatura strisciante. Il fogliame è composto da fronde molto piccole, di consistenza carnosa, disposte in maniera opposta tra loro a porzione di forma triangolare. Le foglioline hanno una forma generalmente cilindrica, in un piccolissimo numero delle specie essa è semicilindrica. All’interno degli steli contengono della linfa di natura succulenta, di colore chiaro e mucillaginosa. All’apice degli steli si distribuiscono le infiorescenze, molto somiglianti a dei capolini e dai colori sgargianti e vivaci. La loro vita è di circa sette giorni e si aprono solo a sole pieno.

La moltiplicazione del Lampranto avviene principalmente per semina. Tale operazione va compiuta nel mese di marzo o nel mese di aprile, sia nel classico semenzaio che in piena terra. Le temperature ideali per favorirne il processo di germogliazione, vanno dai 15° ai 18 °C. La moltiplicazione per talea di fusto, della lunghezza minima di 5 cm, è meno utilizzata e va compiuta ponendo le stesse in un vaso con sola sabbia ed un pizzico di terriccio.
Ambiente

Il Lampranto ha origine nelle zone dell’Africa Meridionale. In genere, sono piante che amano stare in zone particolarmente soleggiate, in quanto prediligono i raggi diretti del sole alle zone a mezz’ombra. Non richiedono un substrato molto fertile, bensì preferibilmente calcareo. Essa è pertanto particolarmente coltivata nel Nord Italia.
Temperatura

Le temperature ideali sono quelle presenti nelle zone a clima mite. Inverni non troppo rigidi ed estati non eccessivamente secche ed afose. Le minime tollerate dalla pianta si aggirano intorno ai 2 °C. Qualora quelle presenti nella zona siano addirittura inferiore, è meglio spostare il nostro Lampranto in una cantina oppure in una serra fresca.
Mantenimento

Le annaffiature alla pianta del Lampranto non devono essere eccessive, ma distribuite a piccole dosi a scadenzafoglie carnose regolare. Vanno sospese nella stagione autunnale in quanto la pianta entra in riposo vegetativo.

Il terreno ideale per la coltivazione del Lampranto è, oltre che calcareo, anche composto da una parte di torba ed una di sabbia che aiuta a migliorare il processo di drenaggio e previene i ristagni idrici nel sottosuolo.
La concimazione è consigliata quando la pianta è esposta frequentemente ad inverni molto freddi e correnti altrettanto gelide. Si consiglia di riporre uno strato di foglie sminuzzate sulla parte superiore del terreno, dopo aver distribuito sullo stesso un concime da fiore a rilascio graduale.

Il Lampranto non va potato, se non, durante il rinvaso, per regalare alla pianta una forma più armoniosa ed un tantino meno disordinata.
Avversità

La pianta può essere soggetta all’attacco da parte della cocciniglia farinosa che rilascia, sulla parte interessata, degli accumuli cotonosi eliminabili con un batuffolo imbevuto di acqua ed alcool. Se la zona interessata è molto vasta, si consiglia di procedere con un insetticida specifico in vendita nei vivai.

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Ferocactus

Il Ferocactus è una pianta grassa o succulenta, appartenente alla famiglia delle Cactacee; si presenta come un cactus di grandi dimensioni se cresce nel suo habitat naturale, mentre se è allevato in giardino non supera l’altezza e il diametro di mezzo metro. La pianta ha una forma globosa, gli esemplari più vecchi assumono invece un portamento colonnare; possiede grossi aculei appuntiti, di un bel colore rosso. Essa ha una fioritura tardiva: può avvenire in autunno o verso la fine dell’estate, ed è abbastanza rara negli esemplari coltivati; le infiorescenze si formano sulla parte apicale della pianta: i fiori hanno la forma di una campanula, dai colori vivaci, e si aprono di giorno.

La moltiplicazione del Ferocactus avviene principalmente mediante la semina: l’operazione dovrà essere svolta nel periodo che va da marzo ad aprile, interrando i semi in un terreno parecchio sabbioso. La temperatura ideale di coltivazione dovrà aggirarsi tra i 20 e i 22°C.
Ambiente

Il Ferocactus è originario delle zone desertiche del Messico e degli Stati Uniti. Per un buon sviluppo della pianta, è opportuno servirsi di terriccio specifico per piante grasse, ovvero un substrato composto da una formula base di elementi nutritivi. In alternativa, è possibile preparare un mix di terriccio sciolto che sia ricco di sabbia.
Temperatura

Il Ferocactus ha bisogno di esposizioni a zone direttamente irradiate dai raggi del sole, ma non se si tratta di esemplari troppo giovani: il sole potrebbe bruciarne le foglie; pertanto l’esposizione dovrà avvenire per gradi. Essendo una pianta originaria di zone deserte e climi particolarmente aridi, è bene coltivarla in luoghi con clima temperato: la temperatura invernale non dovrà mai scendere al di sotto dei 6°C, mentre quella ideale nella fase di sviluppo della pianta, si aggira intorno ai 20 o 22°C. Si consiglia di non sottoporre il Ferocactus ad eccessivi sbalzi di temperatura.
Mantenimento

La pianta non necessita di abbonanti annaffiature, pertanto durante la stagione invernale, queste possono benissimo Ferocactus fiore a campanulaessere sospese, ma al fine di evitare la disidratazione provocata dal freddo, è possibile vaporizzarla ogni tre settimane circa. In primavera si consiglia di irrigare il Ferocactus con moderazione, ogni 25 o 30 giorni, solo dopo che il terreno risulta eccessivamente asciutto. E’ importante non esagerare con l’apporto di acqua, poiché potrebbe verificarsi l’insorgenza di fastidiosi ristagni idrici che provocano marciumi radicali.

Il Ferocactus non è particolarmente esigente per quanto riguarda le concimazioni: i fertilizzanti dovranno essere somministrati solamente in caso di bisogno e mai durante i mesi invernali, dal momento che il nuovo tessuto vegetale sarebbe poco resistente alle malattie. E’ possibile servirsi di un concime specifico per piante grasse.
Avversità

In genere, il Ferocactus è molto resistente alle avversità, ma quando l’esemplare è particolarmente giovane può incorrere in diverse malattie come ad esempio la Fumaggine: si tratta di una malattia fungina provocata soprattutto dal freddo; prima dell’arrivo dell’inverno, si consiglia di servirsi di un fungicida ad azione sistemica.

Altre patologie della pianta posso essere i marciumi, che si manifestano in seguito ai ristagni idrici e a causa di climi troppo umidi; spesso, a causa dell’eccessiva umidità, compaiono sulla pianta macchie arancioni.

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Astrophytum

L’Astrophytum è una pianta grassa che appartiene alla famiglia delle Cactaceae; essa è caratterizzata da una singolare forma a stella, da cui prende il nome. Mostra un fusto ricoperto da finissime macchie di pruina di colore bianco, e solitamente assume tonalità che vanno dal verde al grigio; alcune specie sono costituite da spine di dimensioni considerevoli e riunite in piccole areole tondeggianti, spesso morbide. Produce fiori particolarmente belli che sbocciano a gruppi, o isolati, sulla sommità della pianta: somigliano alle classiche margherite e assumono colorazione giallastra o tendente al rosso, raggiungendo anche gli otto centimetri di larghezza; la fioritura dura solo pochi giorni.

La moltiplicazione dell’ Astrophytum avviene soprattutto attraverso la semina: il seme, che si presenta piuttosto grande e dal colore marrone lucido, deve essere solo poggiato e non interrato, in un composto di terra e sabbia, in un ambiente temperato a 20 gradi circa. La pianta fiorisce velocemente, più o meno nel giro di una settimana.
Ambiente

L’ Astrophytum è originario del Messico settentrionale: esso predilige terreni molto ben drenati e, in caso di rinvaso, si consiglia di utilizzare un composto formato da una parte di torba, una parte di sabbia di fiume ed una parte di lapillo o pozzolana. Se è possibile, si può aggiungere una piccola parte di calcare così da abbassare l’acidità del terreno; è importante ricordare di non pressare eccessivamente la terra.
Temperatura

L’ Astrophytum necessita di esposizioni a luoghi soleggiati o semi ombreggiati: pur se queste piante amano la luce del sole, si consiglia di ripararle da esso nelle ore più calde del giorno, soprattutto in caso di estati molto calde. La temperatura ottimale si aggira intorno ai 20 gradi, e mai dovrebbe scendere al di sotto dei 6 gradi; l’umidità danneggia in modo grave la pianta.
Mantenimento

La pianta va annaffiata da marzo a ottobre, assicurandosi di bagnare a fondo il terreno, e farlo solo quando il terriccio risulta Astrophytum fiori grandieccessivamente asciutto; durante la stagione fredda si consiglia di irrigare solamente gli esemplari coltivati in casa, limitandosi ad inumidire il terreno sporadicamente, circa una volta ogni trenta o quaranta giorni.

Per quanto riguarda la concimazione dell’ Astrophytum, essa va fatta nel periodo vegetativo e circa ogni venti giorni: è opportuno servirsi di un fertilizzante liquido, da aggiungere all’acqua delle annaffiature, contenente poco azoto ma un buon livello di fosforo e potassio.
Avversità

L’ Astrophytum è facilmente soggetta al marciume radicale, nonché all’attacco di alcuni parassiti come la cocciniglia: quest’ultima si mimetizza con facilità tra i puntini bianchi della pianta, per cui molto spesso non si è in grado di accorgersene con tempestività. Per eliminare l’ospite indesiderato, si consiglia di utilizzare un batuffolo di cotone impregnato di alcol e strofinare delicatamente la zona danneggiata; se il danno risulta essere troppo esteso, è opportuno servirsi di un antiparassitario specifico.

Al fine di avere un sano e rigoglioso sviluppo, si raccomanda di usare un fungicida a largo spettro o un buon insetticida, all’inizio e alla conclusione del periodo vegetativo, in un’azione preventiva.

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Adenium

 

L’ Adenium è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Apocynaceae; essa è particolarmente apprezzata e utilizzata a scopo decorativo, poiché ben si presta ad essere allevata in appartamento, pur richiedendo parecchio impegno e dedizione. La pianta mostra un portamento arbustivo, e le sue foglie si presentano ovali e lucide sulla parte superiore, caratterizzate da una tonalità di verde molto intenso; i fusti sono ramificati e di colore marrone, aventi una base rigonfia. L’Adenium produce fiori di eccezionale bellezza, composti da cinque petali di colore bianco, cremisi o rosa, le cui estremità sono in genere più scure; essi raggiungono anche dimensioni di quindici centimetri e solitamente nascono sui rami che sono stati potati. La fioritura avviene in primavera e fino all’autunno.

La riproduzione dell’Adenium avviene principalmente mediante la semina: essa deve essere effettuata in un terreno molto umido e con un buon grado di acidità in modo da favorirne uno sviluppo sano. La pianta ha una crescita parecchio lenta e spesso bisogna attendere anche quattro anni prima che nasca il nuovo germoglio.
Ambiente

L’Adenium è originario dell’Africa Meridionale e delle zone tropicali. La pianta predilige terreni soffici e sabbiosi, oltre che molto ben drenati; in caso di rinvaso, si consiglia di utilizzare un composto di terra normale mischiata a scaglie di ardesia o graniglia, in parti uguali: è importante che la terra non sia eccessivamente compatta.
Temperatura

L’Adenium necessita di esposizioni a luoghi luminosi, e nel caso in cui la si tenga in appartamento, è consigliabile posizionarla davanti alla luce diretta del sole. La pianta ama molto il caldo e l’aria asciutta, mentre poco sopporta le temperature sotto i 16 gradi: le condizioni termiche ottimali devono aggirarsi intorno ai 20 gradi. Al fine di avere una crescita rigogliosa, è preferibile posizionarla all’esterno durante l’estate e tenerla in casa nel periodo invernale.
Mantenimento

L’Adenium non ha bisogno di troppa acqua: durante i mesi invernali, va annaffiata circa due volte al mese, o per niente nel caso in cui Adenium fiori 5 petaliinizi a perdere foglie; in primavera può essere irrigata ogni qual volta il terreno risulti eccessivamente asciutto, bagnando il substrato in profondità ogni quattro o cinque settimane , con uno o due bicchieri di acqua.
Avversità

L’Adenium non è immune all’attacco di afidi o di Cocciniglie: queste ultime compaiono sulla pagina superiore della foglia, formando macchie scure; per eliminarle, è opportuno servirsi di un batuffolo di cotone impregnato di alcol e strofinare con delicatezza la parte danneggiata. In alternativa, se il danno è troppo esteso, si può utilizzare un antiparassitario specifico.

Con l’aumento delle temperature, nel periodo primaverile, si consiglia di praticare un trattamento preventivo, con un insetticida ad ampio spettro: è bene ricordarsi di farlo quando nel giardino non sono presenti fioriture.

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Epiphyllum

L’Epiphyllum, comunemente chiamato anche ‘lingua di suocera’, è una pianta grassa che appartiene alla famiglia delle Hylocereeae; essa è di tipo epifite poiché si appoggia alle altre piante, servendosene come sostegno per crescere. Presenta fusti dall’aspetto ceroso e schiacciati, e si sviluppa in modo contorto ed articolato, producendo numerosi rami: questa pianta raggiunge dimensioni di circa sessanta centimetri, e pur essendo una cactacea, non produce spine. I fiori sono particolarmente vistosi, e si sviluppano lungo i bordi dei rami, raggiungendo anche i quindici centimetri di diametro: possono avere colori tenui, dal bianco al giallo pallido, ma esistono specie che generano fiori anche di tonalità più vive, come l’ arancio o il rosso. Il fiore, tuttavia dura pochissimo, appena un giorno ed una notte soltanto.

Lingua di suocera

La riproduzione dell’Epiphyllum avviene principalmente per talea durante il periodo estivo: si procederà recidendo il fusto, che dovrà essere messo ad asciugare per qualche giorno e in seguito piantato in un terriccio umido. Successivamente si sceglierà un luogo ombroso dove tenere la talea per circa quindici giorni e, quando avrà attecchito, si potrà passare al rinvaso definitivo.
Ambiente

L’ Epiphyllum è originario dell’America centrale e delle foreste tropicali, tuttavia è parecchio diffuso anche in Italia. Esso predilige terreni sciolti e ricchi di sostanza organica; nel caso in cui lo si allevi in vaso, si consiglia di utilizzare un composto formato da sabbia e torba, e in più del materiale grossolano così da evitare la compattazione del terreno attorno alle radici ed il ristagno dell’acqua di irrigazione.
Temperatura

La pianta ama particolarmente gli ambienti luminosi, ma non eccessivamente soleggiati. La temperatura ideale si aggira intorno ai 7°C e i 21 °C, pur riuscendo a tollerare condizioni termiche molto più alte ma a patto che ci sia una buona dose di umidità. Durante l’inverno, si consiglia di tenerla in un luogo caldo, poiché le temperature inferiori ai 7°C possono essere sopportate per un brevissimo lasso di tempo. Si raccomanda, inoltre, di assicurare all’ Epiphyllum una buona ventilazione, facendo comunque attenzione sia ai venti troppo caldi che a quelli troppo freddi.

Mantenimento

L’Epiphyllum ha bisogno di essere annaffiato con regolarità sia durante l’ estate che di inverno; tuttavia, è importante non esagerare Epiphyllum fusti cerosicon la quantità di acqua in inverno perché i fusti e le radici potrebbero marcire. E’ raccomandabile l’utilizzo di acqua distillata, perché l’acqua di rubinetto potrebbe risultare troppo ricca di calcare e danneggiare di conseguenza la pianta.

La concimazione dell’Epiphyllum va fatta nel periodo che va da marzo a settembre: si consiglia di utilizzare un concime liquido che abbia una buona dose di potassio, fosforo ed azoto, almeno due volte al mese e soprattutto quando la pianta inizia a fiorire.
Avversità

Anche l’Epiphyllum viene attaccato da parassiti quali la Cocciniglia: essa provoca macchie bianche e lanose sulle foglie; si consiglia di sbarazzarsene, utilizzando un batuffolo di cotone impregnato di alcol e sfregare con delicatezza sulla foglia. In alternativa, ci si può servire di un antiparassitario specifico. Inoltre, se la pianta è allevata all’esterno, essa rischia di essere mangiata dalle lumache.

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Sedum

Il Sedum è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae; essa cresce spontaneamente sulle pareti rocciose o in terreni aridi, non possiede dimensioni particolarmente grandi: raramente raggiunge i cinquanta centimetri di altezza. Alcune specie hanno un portamento ricadente, altre eretto e cespuglioso e somigliano ad un alberello; le foglie sono di un verde molto intenso e come i fusti, esse hanno una consistenza carnosa: sono ricoperte da una leggera peluria e una sostanza cerosa. I fiori presentano la forma di una stella e sono per lo più piccoli, ma particolarmente belli: in alcune specie sono riuniti in infiorescenze a corimbo, a grappolo o a pannocchia; fioriscono da marzo a settembre.
La moltiplicazione del Sedum avviene sia per seme che per talea: quest’ultima è più semplice da realizzare, poiché la pianta produce con facilità e velocemente le radici; bisogna tagliare un rametto e infilarlo direttamente nel terreno, e nel giro di pochissimo tempo la pianta avrà radicato. Nel caso in cui si voglia optare per la semina, essa va effettuata nei mesi invernali tra gennaio e marzo.
Ambiente

Il Sedum è originario dell’Europa meridionale, del Messico ed anche dell’Africa centrale. La pianta predilige terreni sabbiosi, rocciosi e molto ben drenati; in caso di rinvaso, si consiglia di utilizzare una composta specifica per Cactaceae alla quale bisogna aggiungere della sabbia grossolana o della perlite. Si raccomanda di sistemare nel fondo del vaso, possibilmente di terracotta, alcuni pezzi di coccio in modo da evitare i ristagni idrici che risultano letali per questa pianta.
Temperatura

Il Sedum necessita di molta luce, in tutte le stagioni dell’anno, ma è meglio evitare l’esposizione al sole diretto: ideale è collocarla verso sud. Le temperature estive migliori di coltivazione si aggirano intorno ai 21°C , quelle invernali devono essere tra i 10-13 °C, facendo bene attenzione a non scendere sotto i 10°C. E’ una pianta che ama l’aria fresca soprattutto d’estate, per cui si consiglia di sistemarle vicino ad una finestra aperta nel caso in cui si allevano in appartamento.
Mantenimento

Il Sedum, durante i mesi estivi, va annaffiato solo quando il terreno risulta asciutto e secco: generalmente sarà sufficiente irrigarlo una sedum foglie carnosevolta al mese. Nei mesi autunnali e invernali, a partire da metà novembre e fino a metà marzo, le annaffiature vanno sospese fino all’inizio della primavera.

Per quanto concerne la concimazione del Sedum, è opportuno effettuarla all’inizio della primavera con fertilizzanti che abbiano una bassa dose di azoto e un buon livello di fosforo e potassio: si consiglia di mischiare il fertilizzante con l’acqua delle annaffiature. Durante l’inverno, la concimazione va sospesa.
Avversità

Il Sedum come accade per tutte le piante succulenti, viene minacciato dalla presenza di afidi e soprattutto Cocciniglie: onde eliminarle, si consiglia di utilizzare un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o lavare la pianta con acqua e sapone neutro, strofinando molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, e risciacquarla molto bene per eliminare tutto il sapone.

E’ importante, durante la stagione primaverile, trattare il Sedum con degli insetticidi a largo spettro, evitando tuttavia di farlo quando la pianta è in piena fioritura.

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Pachypodium

Il Pachypodium è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Apocynaceae; il suo aspetto non è definito propriamente elegante a causa del voluminoso e grasso fusto: essa si estende soprattutto in verticale, assumendo una forma ad albero. Dai rami si sviluppano le foglie aghiformi, e in alcune specie sono presenti anche robuste spine; i fiori del Pachypodium di solito sono di colore bianco, o anche gialli in alcune varietà: hanno la forma di un imbuto e sono formati da cinque petali, in genere sono ritenuti particolarmente belli.

Le spine del Pachypodium espellono sostanze velenose, di conseguenza si raccomanda di prestare attenzione ad eventuali punture che provocherebbero spiacevoli irritazioni cutanee.

La moltiplicazione del Pachypodium avviene principalmente per seme, tuttavia questa pratica è parecchio complicata da realizzare in un ambiente domestico dal momento che risulta difficile reperire dei semi freschi, inoltre richiede una buona predisposizione alla botanica. La pianta si può riprodurre anche mediante talea.
Ambiente

Pachypodium fusto voluminosoIl Pachypodium è originario del continente africano e dell’isola del Madagascar. La pianta predilige terreni che contengano grana densa e che consentano un buon rilascio di acqua; si consiglia di aggiungere al composto anche un quarto di materiale drenante come sabbia o pozzolana. Naturalmente, anche i composti già preparati e appositi per i cactus, con aggiunta di torba, sono appropriati.
Temperatura

Il Pachypodium necessita di esposizioni ad ambienti luminosi e ventilati: ben sopporta i raggi diretti del sole, tuttavia si consiglia di ripararlo nelle ore più calde della giornata, soprattutto durante la stagione estiva. E’ in grado di resistere alle alte temperature, ma è importante che quelle minime non siano mai inferiori ai 10 gradi.
Mantenimento

La pianta ha bisogno di annaffiature frequenti nei mesi che vanno da marzo a settembre: si consiglia di irrigarla quando il terreno Pachypodium fiori a imbutorisulta asciutto già da alcuni giorni; la quantità ideale di acqua per una pianta di media statura, è di circa 300 ml. Durante la stagione fredda, l’apporto di acqua può essere drasticamente ridotto o addirittura sospeso nel caso in cui il Pachypodium sia allevato in appartamento, ma senza riscaldamento alcuno.

Per quanto riguarda la concimazione del Pachypodium, essa va fatta almeno due volte al mese con del fertilizzante a basso contenuto di azoto, poiché questo elemento induce la pianta a crescere troppo velocemente, indebolendo di conseguenza la sua difesa contro parassiti e muffe. Nei mesi autunnali ed invernali, le concimazioni devono essere interrotte.
Avversità

Il Pachypodium non è immune, come accade per tutte le piante succulente, all’attacco delle Cocciniglie: questi parassiti danneggiano le foglie, contribuendo a formare su di esse delle macchie scure; si rimedia a questo inconveniente, utilizzando un batuffolo di cotone imbevuto nell’alcol e strofinando le parti danneggiate con delicatezza, fino ad eliminare l’ospite indesiderato. Se l’infestazione è particolarmente grave ed estesa, si consiglia di usare un buon antiparassitario.

Anche esagerare con le annaffiature arreca danni al Pachypodium: può spianare la strada alla nascita di funghi. Durante la stagione primaverile, si consiglia di proteggere la pianta con insetticidi a largo spettro, facendo bene attenzione a non adoperarli se in piena fioritura.

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Cereus

Il Cereus è una pianta grassa facente parte della grande famiglia delle Cactaceae; è molto conosciuta e apprezzata per la sua forma allungata e la particolarità dei suoi fiori. Il fusto ben eretto, è costituito da spine abbastanza robuste che fungono da foglie, e che nascono da piccole protuberanze chiamate areole, disposte a ciuffetti. Durante la stagione estiva, sbocciano fiori ermafroditi di grandi dimensioni e particolarmente belli, dalla forma a spirale: solitamente presentano colori che vanno dal bianco, al rosa o al rosso e il loro profumo cambia a seconda della specie e della varietà; si aprono solo la notte e sono di breve durata. I frutti sono delle bacche carnose di colore rosso, commestibili.

La moltiplicazione del Cereus avviene seme o mediante talea: il seme dovrà essere piantato in primavera, in un terriccio composto in parti uguali da torba e sabbia; per quanto riguarda la talea, invece, è necessario prelevare una parte della pianta lunga circa otto centimetri, con strumenti affiliati e ben puliti, lasciandola asciugare per almeno una settimana prima di porla in un composto di sabbia dove potrà mettere radici.
Ambiente

Il Cereus è originario dell’America Meridionale e delle Indie Occidentali, ampiamente diffusa anche nelle zone equatoriali. Essa predilige terreni molto ben drenati; per il rinvaso, si consiglia di utilizzare una composta specifica per Cactaceae, aggiungendovi della sabbia grossolana e della perlite. E’ importante che, sul fondo del vaso, si collochino dei pezzetti di coccio che contribuiranno a favorire lo scolo delle acque di annaffiatura in eccesso: in questo modo, si eviteranno dannosi ristagni idrici.
Temperatura

E’ importante collocare la pianta in un ambiente ricco di sole, luminoso e ben caldo per molte ore al giorno. La temperatura adatta al Cereus si aggira intorno ai 25 gradi e, sebbene riesca a tollerare anche il freddo intenso, si sconsiglia di sottoporla a temperature inferiori ai 10 gradi. Amano anche ambienti arieggiati, purché non ci siano forti correnti d’aria, specialmente se gelide.
Mantenimento

Durante la stagione calda, il Cereus ha bisogno di essere annaffiato ogni qual volta il terreno risulti eccessivamente asciutto già da Cereus Fiori ermafroditialcuni giorni: si consigliano un paio di bicchieri di acqua ogni mese. Nei mesi freddi, l’annaffiatura può essere sospesa.

La concimazione del Cereus va fatta a partire dal mese di maggio fino ad agosto, periodo che coincide col riposo vegetativo della pianta. E’ bene servirsi di un buon fertilizzante liquido, da diluire nell’acqua delle annaffiature: è importante che esso sia ricco di fosforo e potassio, con azoto ridotto al minimo dato che renderebbe la pianta debole e la indurrebbe a marcire.
Avversità

Il Cereus è particolarmente soggetto all’attacco della Cocciniglia poiché essa riesce a nascondersi bene tra i suoi fusti snodati. Si consiglia, dunque, di utilizzare un insetticida a largo spettro per prevenire l’attacco di cocciniglie e afidi, prima che la stagione estiva abbia inizio.

La pianta, inoltre, non è immune alla minaccia di funghi: anche in questo caso, è opportuno usare in anticipo un fungicida sistemico fin dall’inizio della primavera.

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Stapelia

La Stapelia è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Asclepiadaceae; essa è particolarmente apprezzata per via dei suoi fiori, unici e meravigliosi nel loro genere. La Stapelia può raggiungere grandi altezze, tuttavia essa tende a svilupparsi soprattutto in larghezza: i fusti sono eretti e ramificati, solitamente dal colore verde intenso o anche incline al rossastro, in alcune specie addirittura assumono tonalità vicine al grigio e al viola. I fiori hanno la forma di una stella piatta, e possono arrivare anche ad una dimensione di circa 40 centimetri; i frutti contengono numerosissimi semi piumati, dispersi dal vento.

La moltiplicazione della Stapelia avviene per seme nei mesi primaverili oppure per talea: in quest’ultimo caso, si consiglia di lasciare asciugare le parti della pianta recise per circa dodici o quindici ore, prima di metterle a radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali.
Ambiente

La Stapelia è originaria delle zone tropicali del sud Africa, in particolare del Botswana, Zimbawe e Namibia. Essa predilige terreni ben drenati e sabbiosi; in caso di rinvaso, è opportuno servirsi di un composto specifico per cactacee e sabbia grossolana in parti uguali: è importante sistemare sul fondo del vaso dei pezzi di coccio così da facilitare un ottimo drenaggio dell’acqua di irrigazione, evitando dannosi ristagni.
Temperatura

La Stapelia ha bisogno di esposizioni a luoghi soleggiati, così da stimolarne la fioritura; tuttavia, è opportuno spostare la pianta a mezz’ombra nelle ore più calde della giornata, specialmente nei mesi di luglio e di agosto. La pianta riesce a tollerare temperature di pochi gradi inferiori allo zero, ma si consiglia di mantenerle alla temperatura di 5 o 7°C, anche nella stagione invernale.
Mantenimento
La pianta necessita di annaffiature regolari, soprattutto nei mesi che vanno da marzo a settembre, ricordandosi di lasciare asciugare di poco il terriccio tra un’irrigazione e l’altra. Durante le stagioni autunnali ed invernali, le annaffiature vanno diminuite: si consiglia di non sospenderle del tutto poiché è importante che il terreno si mantenga appena umido e non sia mai completamente asciutto, dal momento che i fusti avvizzirebbero rapidamente. L’apporto di acqua va sospeso solo nel caso in cui le temperature si abbassino eccessivamente.

La concimazione della Stapelia si effettua durante tutto il periodo primaverile e quello estivo: si aggiunge del fertilizzante liquido all’acqua di irrigazione ogni tre settimane, diminuendo leggermente le dosi rispetto a quanto riportato nella confezione. E’ bene che la fertilizzazione venga sospesa durante la stagione fredda.
Avversità

La Stapelia viene attaccata da parassiti quali la Cocciniglia: al fine di eliminarla, si consiglia di utilizzare un batuffolo di cotoneStapelia fusti eretti impregnato di alcol o lavare la pianta con del sapone, ma facendo bene attenzione a risciacquarla con cura. In alternativa, se l’infestazione risulta essere eccessivamente estesa, ci si può servire di un buon antiparassitario.

In caso di annaffiature eccessive, i fusti alla base della Stapelia inizieranno a marcire; al contrario, se le irrigazioni risultano essere scarse, gli stessi inizieranno ad appassire agli apici. E’ bene, di conseguenza, prendersi cura della pianta in maniera adeguata.

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Lithops

Il Lithops è una pianta grassa, appartenente alla famiglia della Aizoaceae; esse vengono comunemente chiamate ‘sassi viventi’, merito della loro particolare forma. E’ priva di un fusto visibile, dato che la maggior parte della pianta si trova nel terreno. Le foglie crescono solitamente a coppia, ed hanno una consistenza carnosa: in cima ad esse, vi è un taglio da cui nasce un fiore in genere bianco, molto simile alla margherita. Questi, rispetto alla pianta che raggiunge circa i due centimetri di altezza, sono abbastanza grandi e arrivano anche ai cinque centimetri. La fioritura avviene quando la pianta ha almeno tre anni.

La moltiplicazione del Lithops avviene per talea o anche attraverso la semina: il seme deve essere piantato tra marzo ed aprile, in un terreno costituito da sabbia e materiale drenante; la germinazione avrà luogo dopo circa due settimane. Per quanto riguarda la tecnica della talea, bisogna usare una lama sterile per separare le due foglie e prelevare una parte che sarà collocata direttamente nella sabbia: quando che le radici saranno spuntate, la pianta potrà essere messa a dimora.
Ambiente

Il Lithops è originario dell’Africa Meridionale; esso predilige terreni con un buon drenaggio e in caso di rinvaso, è preferibile scegliere un terriccio già pronto adatto ai cactus; in alternativa, si può creare un miscuglio di terra, di sabbia silicea e una parte di pomice. Poiché le radici del Lithops sono molto grandi e crescono verticalmente, il vaso dovrà essere più alto che largo.
Temperatura

Il Lithops necessita di essere collocato in un luogo assolato e non umido, tuttavia durante il periodo estivo è bene che non sia direttamente esposto alla luce del sole, evitando così scottature. La pianta predilige gli ambienti ventilati e luminosi, e temperature che si aggirino tra un minimo di 10 gradi e un massimo di 25 gradi, pur reggendo condizioni termiche superiori ai 30 gradi.
Mantenimento

Il Lithops ha bisogno di annaffiature regolari durante i mesi caldi e soprattutto quando la superficie del terreno risulta eccessivamente Aizoaceaeasciutta già da diversi giorni. Durante i mesi freddi, possibilmente da ottobre fino a maggio, è preferibile sospendere le annaffiature. Nel caso in cui le giornate si presentino particolarmente calde si consiglia di procedere con la vaporizzazione.

Se il terreno scelto per la pianta risulta essere adeguato, le concimazioni non dovrebbero essere necessarie: in caso contrario, è importante servirsi di un concime ricco di fosforo e povero di azoto, da utilizzare durante la stagione estiva, almeno un paio di volte.
Avversità

Cattive tecniche di allevamento, inducono il Lithops ad avere uno sviluppo poco sano: se la pianta viene posizionata in un ambiente poco luminoso, ad esempio, essa tende a crescere assumendo una forma troppo allungata, perdendo così quella caratteristica. Nel caso in cui venga annaffiata eccessivamente, i suoi colori caratteristici muteranno ed essa assumerà una tonalità sbiadita.

Inoltre, il Lithops non è immune all’attaccato di parassiti quali le Cocciniglie e spesso, soprattutto sulle radici, dai pidocchi. In entrambi i casi, si consiglia di adoperare un insetticita ad ampio spettro.

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Crassula

La Crassula è una pianta grassa appartenente alla famiglia delle Crassulaceae; è considerata una pianta ornamentale ed è caratterizzata da una crescita piuttosto lenta. Mostra fusti carnosi, adibiti ad immagazzinare acqua; le foglie sono anch’esse carnose, e poste alternate lungo il fusto, sono ricoperte da una leggera peluria in grado di proteggerle dai raggi diretti del sole. I fiori hanno la forma di una stella e sono di dimensioni molto diverse anche se comunque piccoli, a seconda della specie: spesso sono riuniti in infiorescenze a corimbo, a grappolo o a pannocchia; solitamente fioriscono da marzo a settembre.

La moltiplicazione della Crassula può avvenire attraverso la semina o per talea: nel secondo caso, si prelevano dei rametti e delle foglie, tagliandoli con un coltello ben affilato e pulito. Il seme, invece, deve essere piantato in un vaso avente terriccio misto a sabbia, e posizionato all’ombra e ad una temperatura di circa 20 gradi.
Ambiente

La Crassula è originaria del Sud Africa e delle zone aride dell’Africa Meridionale. Il terreno non deve essere eccessivamente compatto e garantire un buon drenaggio, poiché in caso contrario, la pianta finirà col marcire; in caso di rinvaso, è opportuno scegliere una parte di terra mischiata a fogliame, torba e sabbia grossolana o perlite. In alternativa, si può optare anche per una composta specifica per Crassulaceae.
Temperatura

La Crassula predilige luoghi particolarmente luminosi, anche inondati dalla luce diretta del sole, sebbene nei mesi più caldi risulta opportuno limitarne l’esposizione, così da non far bruciare le foglie. L’ambiente circostante deve essere caldo e non scendere mai sotto i 7 gradi di temperatura, che dovrebbe aggirarsi intorno 21 gradi e con un umidità non eccessiva.
Mantenimento

La pianta necessita di annaffiature ogni qual volta il terreno risulta eccessivamente secco: in estate, comunque, si consiglia di annaffiarla più frequentemente poiché è nei mesi caldi che essa fiorisce; è opportuno servirsi di acqua a temperatura ambiente e preferibilmente quella piovana. Durante i mesi freddi, la Crassula non ha bisogno di irrigazioni, per cui le annaffiature si possono sospendere e riprendere poi con l’inizio della primavera.
La concimazione della Crassula va fatta ogni mese durante la stagione estiva, utilizzando un fertilizzante liquido con parti eque di fosforo, potassio e microelementi come il magnesio, il ferro, il rame. E’ preferibile non usare concimi contenti azoto che rischiano di far seccare la pianta.
Avversità

Molto spesso, uno sviluppo insano della Crassula è dovuto ad una cattiva innaffiatura e un pessimo drenaggio del terreno: nel caso in crassula foglie carnosecui si ecceda con l’apporto di acqua, essa tende a far marcire il fusto e le foglie finiscono col cadere. Naturalmente, se ciò accadesse, bisogna sospendere immediatamente le annaffiature e collocare il vaso in un luogo asciutto, aspettando che il terreno sia completamente deterso.

La Crassula, inoltre, viene attaccata da parassiti quali la Cocciniglia: per eliminarla, si consiglia di utilizzare un batuffolo di cotone impregnato di alcol o lavare la pianta con del sapone, ma facendo bene attenzione a risciacquarla con cura. In alternativa, ci si può servire di un buon antiparassitario.

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Mammillaria

La Mammillaria è una pianta grassa, appartenente alla grande famiglia delle Cactaceae; essa è di dimensioni piuttosto piccole, ed è caratterizzata da fusti dalla forma cilindrica o anche globosa. La pianta è ricoperta da piccoli tubercoli , ognuno dei quali possiede un’areola, ovvero una piccola protuberanza che ricorda la forma di una stella. Le foglie della Mammillaria altro non sono che piccole spine, che possono essere robuste o anche setose; i fiori, che sbocciano nei mesi estivi, creano una graziosa corona colorata sulla cima della pianta: in alcune varietà essi sono molto piccoli, in altre sono particolarmente appariscenti e posseggono colori molto vivaci.
Questo genere è anche definito pianta del deserto, dal momento che essa è in grado di sopravvivere a condizioni piuttosto sfavorevoli a qualsiasi altra pianta.

La moltiplicazione della Mammillaria avviene principalmente per seme, che deve essere disseminato su un terreno proporzionatamente ricco di sabbia e a sufficienza umido, nonché ben drenato; la temperatura ideale dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 gradi. In alcuni casi, ci si può servire anche della riproduzione mediante i polloni, tagliando la ramificazione con un coltello affilato e pulito, e lasciando asciugare per circa una settimana prima di collocare la pianta in un vaso definitivo.
Ambiente

La Mammillaria è originaria delle zone calde del Messico e dell’india Occidentale. La pianta predilige terreni molto ben drenati; in caso di rinvaso, si consiglia di utilizzare un miscuglio di sabbia, ghiaia o pomice o anche un composto adatto per le Cactaceae.
Temperatura

La Mammillaria necessita di un’esposizione in luoghi particolarmente luminosi. Vi sono, tra essa, alcune specie che ben sopportano le basse temperature: alcune resistono a condizioni climatiche che sfiorano lo zero, tuttavia la temperatura ideale per la Mammillaria non dovrebbe scendere sotto i 6 gradi e aggirarsi sempre tra i 20 ed i 25 gradi. Si consiglia di collocarla in ambienti freschi e ventilati.
Mantenimento

La Mammillaria ha bisogno di frequenti annaffiature nel periodo che va da marzo a settembre: circa una Mammillaria spinevolta alla settimana. Durante i mesi freddi, l’apporto di acqua non è necessario, e nel caso in cui le temperature si abbassano eccessivamente, si consiglia di mantenere il terriccio asciutto. E’ bene fare attenzione a non creare dannosi ristagni che portano all’inevitabile marcitura della pianta e delle sue radici.

La concimazione della pianta va fatta una volta al mese durante la stagione calda, mentre nel periodo invernale va sospesa: il fertilizzante ideale per la Mammillaria dovrà avere un’ equa proporzione di fosforo, potassio ed azoto con piccole percentuali di ferro, magnesio e zinco.
Avversità

La Mammillaria non è immune all’attacco della Cocciniglia e del ragnetto rosso: nel primo caso, si consiglia di utilizzare un batuffolo di cotone impregnato di alcool e strofinare con delicatezza onde rimuovere il parassita; in alternativa, servirsi di un antiparassitario.

Cattive tecniche di allevamento, come la collocazione in zone troppo ombrose o annaffiature eccessive, fanno sì che la pianta non fiorisca o finisca col deperire. E’ importante porvi rimedio tempestivamente, accertandosi di offrire alla Mammillaria le opportune cure.

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Parodia

La Parodia è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Cactaceae. Essa presenta una forma tondeggiante, con fusti verdi con sfumature bluastre, e dotati di diverse spine. I fiori, che sbocciano in tarda primavera, sono di colore giallo, rosa, rosso o viola; verso la fine dell’estate, la pianta genera piccoli frutti dalla forma ovale che racchiudono numerosi semi di piccolissime dimensioni, solitamente fertili. La Parodia è una pianta allevata per la sua fioritura abbondante e rigogliosa, e per la coltivazione abbastanza semplice.
La moltiplicazione della Parodia avviene principalmente per seme: nei mesi invernali è opportuno eseguirla in un semenzaio riscaldato, mentre in quelli primaverili, la si può effettuare anche all’aperto. Si consiglia di tenere i recipienti con il terriccio e i semi in luogo ombreggiato e umido. Inoltre, dal momento che la pianta è dotata di diversi polloni basali, essi si possono togliere e rinvasare in un contenitore singolo al fine di avere nuove piantine con facilità.
Ambiente

La Parodia è originaria delle zone dell’America centrale e di quella meridionale. La pianta predilige terreni molto ben drenati; in caso di rinvaso, si consiglia di utilizzare un miscuglio formato da terriccio universale, unito a sabbia di fiume e pomice o lapillo, così da facilitare il drenaggio e consentire uno sviluppo equilibrato alle fragili radici. Poiché essa ha una crescita abbastanza lenta, la si può lasciare nello stesso vaso per due o anche tre anni prima di rinvasarle.
Temperatura

La Parodia predilige posizioni molto luminose, tuttavia nei mesi più caldi, si consiglia di porla in una zona parzialmente ombreggiata cosicché sia al riparo dai raggi diretti del sole. Non teme particolarmente il freddo, e alcune specie riescono a tollerare anche temperature di alcuni gradi inferiori agli 0°C; nei mesi invernali però, è opportuno che la temperatura si aggiri intorno ai 10°C.
Mantenimento

La Parodia ha bisogno di annaffiature regolari, almeno una volta a settimana, accertandosi che il terreno sia completamente asciutto Parodia fusti spinositra un’irrigazione e l’altra. Con l’arrivo della stagione fredda, si raccomanda di diminuire le annaffiature, o sospenderle del tutto nel caso in cui la pianta venga conservata in un luogo freddo; se la Parodia viene allevata in casa, si consiglia di annaffiarla almeno una volta al mese anche in inverno.

Per quanto riguarda la concimazione, è opportuno eseguirla ogni quindici o venti giorni, aggiungendo del fertilizzante liquido specifico per piante succulente, ricco in potassio e povero in azoto, da diluire nell’acqua delle annaffiature. Una concimazione regolare favorisce uno sviluppo sano della pianta nonché un’abbondante e rigogliosa fioritura.
Avversità

La Parodia non è immune all’attacco di acari o parassiti quali la Cocciniglia: queste ultime provocano danni notevoli alle foglie, creando macchie scure su di esse; per eliminarle, si consiglia di utilizzare un batuffolo di cotone impregnato di alcol o lavare la pianta con del sapone, ma facendo bene attenzione a risciacquarla con cura. In alternativa, ci si può servire di un buon antiparassitario.

Sono anche le tecniche di coltivazioni scorrette, come un’annaffiatura eccessiva o scarsa, esposizioni a temperature troppo basse, o collocazioni in luoghi poco luminosi, che intaccano lo sviluppo sano della Parodia.

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Aporocactus

L’Aporocactus è una pianta succulenta, comunemente chiamata Coda di topo, appartenente alla grande famiglia delle Cactaceae. E’ caratterizzata da un portamento cespuglioso: mostra fusti sottili e allungati, pendenti e di colore verde chiaro, rivestiti da affilate spine giallastre; essi possono raggiungere anche la lunghezza di un metro e sono carnosi. I fiori, che sbocciano in tarda primavera, nascono sulla base dei fusti: essi sono particolarmente appariscenti e parecchio sgargianti , assumono tonalità che vanno dal rosa al rosso. I frutti sono piccoli e arrotondati, aventi al loro interno numerosi semi scuri. La pianta viene coltivata in appartamento, in panieri sospesi, così da valorizzare il portamento della pianta.
La moltiplicazione dell’Aporocactus avviene principalmente per divisione dei cespi nel periodo autunnale, o per seme in quello primaverile: è importante, al fine di garantire un’ottimale germinazione, che la temperatura sia superiore ai 18°C.
Ambiente

L’Aporocactus è originario dell’America centrale e del Messico, ma è diffuso in tutte le zone dal clima temperato. La pianta predilige terreni sciolti, e molto ben drenati; per il rinvaso si consiglia di usare un buon terriccio per cactacee al quale aggiungere della sabbia grossolana per favorire il drenaggio dell’acqua, o anche della torba e perlite. Si raccomanda di utilizzare dei vasi di terracotta che permettono al terriccio di respirare.
Temperatura

L’Aporocactus necessita di esposizioni in luoghi molto luminosi: nel periodo estivo, si consiglia in ogni caso, di ombreggiare leggermente la pianta, per evitare che venga esposta eccessivamente ai raggi diretti del sole. Durante l’inverno, è opportuno collocare l’Aporocactus in luogo non riscaldato, con temperature inferiori ai 10°C; essa riesce a tollerare anche brevi periodi di gelo, ma in genere la temperatura minima ideale si aggira intorno ai 5-8°C.
Mantenimento

L’Aporocactus va annaffiato con regolarità, soprattutto se il terreno risulta essere ben asciutto; durante i mesi invernali, si consiglia di Aporocactus fiore sgargiantievitare l’apporto di acqua, principalmente se la pianta si trova in luogo freddo. Se essa è allevata in appartamento, la si può irrigare abbastanza sporadicamente. E’ importante fare attenzione a non lasciare acqua stagnante nei sottovasi, così da escludere ristagni idrici, altamente dannosi per la salute dell’Aporocactus.

Durante tutto il periodo della fioritura della pianta, è necessario concimare con un buon fertilizzante liquido una volta al mese, da diluire nell’acqua di annaffiatura così da favorirne uno sviluppo sano e rigoglioso.
Avversità

La pianta è attaccata con facilità dai parassiti quali le Cocciniglie: esse danneggiano le foglie, creando macchie scure; possono essere eliminate manualmente, servendosi di un batuffolo di cotone impregnato di alcol, o utilizzando un antiparassitario specifico.

Se le annaffiature sono state eccessive, i fusti e le radici dell’Aporocactus inizieranno a marcire:
è importante togliere la pianta dal vaso e rimuovere tutte le parti già danneggiate, quelle rimanenti devono essere trattate con un fungicida in polvere ad ampio spettro. Dopo aver fatto asciugare il terriccio, si procede col rinvaso e dopo circa una settimana, si può ricominciare ad annaffiarla, ricordandosi di fare più attenzione con la quantità di acqua da utilizzare.

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Fico d’India

Il Fico d’India è senza dubbio la pianta cactacea più conosciuta e diffusa nel mondo: essa può raggiungere i quattro o cinque metri di altezza. Mostra fusti eretti o appena prostrati, dalla forma ovale o appiattita, aventi il diametro di trenta o settanta centimetri; essi sono carnosi, dalla tonalità di un verde brillante e con poche spine appuntite. I fiori, che nascono dall’inizio della primavera e per tutta l’estate, hanno la forma di una coppa, di colore giallo o arancione, posti ai lati del fusto. I frutti sono ovali, lunghi dai dieci ai quindici centimetri, di consistenza carnosa e dal colore verde che muta nel rosso porpora una volta che essi sono maturati.
Dai semi del frutto si può ottenere un olio commestibile insaturo che rientra nella stessa categoria degli oli di semi di soia, di girasole e di mais.

La moltiplicazione del Fico d’India avviene solitamente per talea: sarà sufficiente porre a dimora una parte del fusto, dopo averlo fatto asciugare per dodici o quindici ore; la pianta metterà radici in un lasso di tempo relativamente breve.
Ambiente

Il fico d’India è originario del Messico, ma è diffuso un po’ in tutto il mondo, soprattutto in Australia e nelle zone mediterranee. La pianta non ha particolari pretese per quanto concerne il tipo di terreno, a patto che esso sia ben drenato e sabbioso, e possibilmente non eccessivamente umido. Come per tutte le Cactceace, in caso di rinvaso, è opportuno servirsi di un terriccio specifico, al quale aggiungere della sabbia grossolana o della perlite.
Temperatura

Il Fico d’India ama l’esposizione a luoghi molto luminosi, anche inondati dalla luce diretta del sole; la pianta ben sopporta condizioni climatiche anche difficili, a patto che le temperature minime non scendono sotto gli 0°C poiché, in quel caso, possono iniziare a dare segni di sofferenza.
Mantenimento

La pianta, se ancora giovane, va annaffiata almeno una volta al mese, da marzo ad ottobre; per quelle che invece sono poste a dimora Fico d’india fusti carnosida molto tempo, bastano le piogge, a meno che non si vada incontro ad un periodo di siccità eccessivamente lungo.

La concimazione va fatta a partire dalla primavera e per tutta l’estate, servendosi di un fertilizzante liquido da diluire nell’acqua di irrigazione, ogni tre o quattro settimane. In autunno ed in inverno, si consiglia di sospendere le concimazioni per non creare danni alle radici durante il periodo vegetativo della pianta.
Avversità

Il Fico d’India non è immune all’attacco di parassiti, quali le Cocciniglie: esse attaccano le foglie, provocando su di esse delle macchie bianche ed un aspetto comatoso; si consiglia di disfarsene utilizzando un batuffolo di cotone impregnato di alcol o, nel caso in cui la pianta sia abbastanza grande, ci si può servire di un antiparassitario specifico.

Anche tecniche di coltivazioni errate, come un’annaffiatura eccessiva o scarsa, esposizioni a temperature troppo basse, o collocazioni in luoghi poco luminosi, provocano alla piata danni ingenti: essa può avvizzire o divenire eccessivamente molle, può non fiorire o assumere forme bizzarre, o anche decolorarsi.

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Echeveria

L’Echeveria è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae. Essa è caratterizzata da foglie carnose, dal diametro di circa due, tre o anche dieci centimetri: la forma solitamente è ovoidale, sono inoltre disposte a rosetta, con il margine a volte frastagliato; il colore varia dal verde intenso, al grigiastro, al grigio-azzurro, al verde rosato, in base alla specie. I fiori crescono su un lungo stelo, proprio al centro della rosetta: essi sono molto appariscenti, dalla forma campanulata e dal colore rosso o rosato e con i bordi gialli; la fioritura si ha a partire dalla primavera e per tutta l’estate.
La moltiplicazione dell’Echiveria avviene durante la stagione primaverile, per seme o per talea di foglia; i boccioli laterali si possono separare dalla pianta madre e rinvasare singolarmente.
Ambiente

L’Echeveria è originaria dell’America centrale, principalmente del Messico e dell’ America nord-occidentale, e diffusa nelle zone in cui vi sono forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. La pianta predilige terreni sciolti e molto ben drenati, ricchi di materia organica; per il rinvaso bisogna utilizzate una composta specifica per Cactaceae a cui è necessario aggiungere della sabbia grossolana o perlite. E’ importante assicurarsi di sistemare dei pezzi di coccio nel recipiente preferibilmente di terracotta, onde evitare ristagni idrici che sono letali per questa pianta.
Temperatura

La pianta predilige posizioni molto luminose, soleggiate o semi ombreggiate, ma durante la stagione estiva è più opportuno evitare di esporla troppo ai raggi diretti del sole. Dal momento che l’Echeveria teme il freddo, la si coltiva in serra o anche in appartamento, non escludendo del tutto la dimora in piena terra.
Mantenimento

L’Echeveria va annaffiata con regolarità da marzo ad ottobre, ma è bene farlo solo quando il terreno è asciutto; durante la stagione Echeveria foglie carnosefredda, si consiglia di irrigarla solo ogni tanto: in inverno, le piante coltivate all’aperto solitamente si accontentano delle piogge. E’ molto importate ricordare che le foglie non vanno assolutamente bagnate.

Per quanto riguarda la concimazione dell’Echeveria, si consiglia di utilizzare un fertilizzare liquido da diluire nell’acqua di irrigazione, ogni tre o quattro settimane, dalla primavera e per tutta l’estate. Nel periodo autunnale ed invernale, è opportuno sospendere le concimazioni poiché la pianta entra in riposo vegetativo, e il concime si ammucchierebbe nel terreno, creando danni alle sue radici.
Avversità

L’Echeveria è solitamente attaccata da malattie di tipo fisiopatiche, ovvero dovute a cattive tecniche di coltivazione, piuttosto che ad agenti patogeni. Quando il fusto della pianta marcisce, ciò indica che le annaffiature sono state eccessive: in questo caso, purtroppo, è difficile riuscire a salvare la pianta; se alcuni fusti non sono stati ancora intaccati, è importante procedere velocemente e farla asciugare per bene, eliminando le radici e i fusti ormai danneggiati.

Al contrario, scarse irrigazioni, possono portare le parti verdi della pianta alla decolorazione: bisogna repentinamente aumentare l’apporto di acqua, ricordandosi di fare più attenzione e prestare maggiori cure all’Echeveria in futuro.

La pianta, inoltre, può avvizzire e perdere le proprie foglie: se ciò accade, vorrà dire che l’Echeveria è stata esposta a temperature troppo basse e a correnti d’aria fredde e naturalmente bisogna collocarla in un luogo più idoneo.

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Cotyledon

Il Cotyledon è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae. E’ caratterizzata da lunghi fusti, dai quali nascono coppie di foglie opposte: esse si presentano carnose e sempreverdi, tondeggianti o ovali ed in alcune specie con i margini ondulati, la cui tonalità varia dal verde all’azzurro. I fiori sono molto colorati e vivaci, solitamente rossi, arancioni o gialli: mostrano petali arricciati e spesso riuniti in grappoli su lunghi steli; fioriscono a partire dalla tarda primavera e per tutta l’estate. Il Cotyledon ha una crescita piuttosto lenta: in genere impiega tre o quattro anni per raggiungere un’altezza di trenta centimetri circa, e si serve dello stesso tempo per iniziare a produrre i fiori.
La riproduzione del Cotyledon può avvenire, durante il periodo primaverile, mediante talea: esse devono necessariamente essere lunghe dai dieci ai quindici centimetri, e fornite di due o tre paia di foglie; dopo averle lasciate asciugare per circa dieci giorni, è possibile piantarle in una composta costituita da sabbia e torba. E’ consigliabile mantenere il terriccio umido, collocando il vaso in un luogo in cui la temperatura è di circa 21°C, fino alla completa germogliazione. Sono possibili anche le moltiplicazione per polloni basali, o mediante la semina.
Ambiente

Il Cotyledon è originario delle zone brulle dell’Africa, dell’Arabia Saudita e dello Yemen. Esso predilige terricci ben drenati, meglio se lo si rinvasa in una composta specifica per Cactaceae, alla quale si consiglia di aggiungere della sabbia grossolana o perlite.
Temperatura

Il Cotyledon ha bisogno di molta luce, durante tutto l’arco dell’anno, anche con esposizione al sole diretto: se è possibile, si consiglia di esporla a sud piuttosto che a nord. La temperatura estiva ottimale si aggira intorno ai 21°C, quella invernale tra i 10-13 °C: è bene fare attenzione che essa non scenda mai sotto i 10°C. Necessita di una buona ventilazione, per cui è opportuno durante l’estate, porla accanto ad un finestra.
Mantenimento

Il Cotyledon va annaffiato principalmente se il terriccio risulta essere eccessivamente asciutto, mentre nel periodo autunnale ed cotyledon foglie tondeggianti invernale, si consiglia di sospendere l’apporto di acqua. E’ bene assicurarsi che non si creino fastidiosi ristagni idrici, per niente tollerati dalla pianta.

La concimazione va fatta nel periodo primaverile e per tutta l’estate, ogni tre o quattro settimane, servendosi di un fertilizzante liquido da diluire nell’acqua di irrigazione, ricordandosi di diminuire le dosi rispetto a quanto riportato nella confezione. In autunno e per tutto l’inverno, è preferibile interrompere le concimazioni dato che la pianta va in riposo vegetativo.
Avversità

Il Cotyledon è spesso minacciato dall’attacco di Cocciniglie che creano macchie scure sulle foglie: al fine di eliminarle, si consiglia di utilizzare un batuffolo di cotone impregnato di alcool e toglierle manualmente o lavare la pianta con un acqua e sapone neutro, frizionando molto delicatamente con una spugna. E’ importante che la pianta sia risciacquata con cura, così da essere certi di aver eliminato ogni traccia di sapone.

In caso di annaffiature eccessive il fusto del Cotyledon marcirà, al contrario, se le irrigazioni sono scarse, la pianta perderà colore; se la temperatura risulta essere troppo bassa, le foglie finiranno col cadere e la pianta deperire.

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Agave

L’Agave è una pianta succulenta, appartenente alla famiglia delle Agavaceae; ne esistono più di 300 specie, tutte originarie dell’America centrale.

Si tratta di una pianta perenne monocarpica, ossia fiorisce una sola volta nella vita e poi muore (il suo fiore, per questo, è anche conosciuto come “fiore della morte” e per sbocciare richiede un gran dispendio di energia da parte della pianta). Tuttavia, prima che l’Agave fiorisca deve passare molto tempo, perché deve raggiungere la maturità: in base alle differenti specie e alle loro condizioni vegetative, questo lasso di tempo può variare dai circa 3/5 anni fino, addirittura, ai 50.

L’Agave è caratterizzata da foglie carnose dalla forma allungata, bordate da spine e disposte a rosetta; queste foglie possono raggiungere anche i due metri e mezzo di lunghezza ed una larghezza pari a circa trenta centimetri. Dato il suo forte impatto visivo, questa pianta è spesso utilizzata come decorazione per appartamenti o giardini.
Le foglie, inoltre, ricche di fibre longitudinali, vengono utilizzate per produrre canapa, corde e reti; dalla pianta si possono ricavare anche bevande come la tequila, il pulque, il mezcal.
Ambiente

L’Agave è originaria del centro America. Predilige terreni ben drenati e preferibilmente subacidi (meglio, quindi, evitare quelli troppo argillosi e compatti); se le caratteristiche del giardino non dovessero essere adatte, è possibile scavare una buca profonda e poi riempirla con del terriccio per piante cactacee (in alternativa, è possibile utilizzare un composto avente un’alta percentuale di sabbia e ghiaia fine). Se si desiderasse coltivarla in vaso, invece, si consiglia di scegliere un recipiente poco più grande dell’apparato radicale della pianta (onde evitare il rischio di innaffiarla troppo); per la creazione del substrato inferiore, è possibile utilizzare dell’argilla espansa o un po’ di ghiaia, l’importante è che il composto usato per riempire il vaso sia leggero e poco capace di trattenere l’acqua (in commercio se ne trovano già di preparati, ma se si desiderasse optare per il fai da te, allora bisognerebbe tenere a mente le seguenti proporzioni: 30% di sabbia di fiume, 30% di ghiaia fine e 40% di terriccio da giardino non troppo compatto). Infine, per quanto riguarda il materiale del contenitore, si consiglia di sceglierlo in terracotta, così che possa permettere al terreno di respirare.
Temperatura

Data la sua terra d’origine, l’Agave ama ed ha bisogno di essere esposta in luoghi luminosi e assolati. Nella nostra penisola, può essere coltivata anche nelle regioni centro-settentrionali, a patto che, durante la stagione fredda, venga posta al riparo in serre o sotto-verande, che non raggiungano mai temperature inferiori ai 5°C (la pianta deve, in ogni caso, godere di un’esposizione calda e riparata); nelle regioni del Sud o sulle zone costiere, invece, l’Agave può anche essere tenuta a mezz’ombra, purché resti esposta ai raggi solari per almeno cinque ore durante la giornata e l’ombra nella quale si trova sia comunque luminosa.

Questa pianta non teme particolarmente il freddo: le specie più diffuse nel nostro territorio riescono a sopportare anche temperature fino ai -13 °C, tuttavia, durante l’inverno, è comunque richiesta l’esposizione al sole (il consiglio, comunque, rimane quello di proteggerla con appositi teli se non si vive in zone dove il clima resta mite anche durante la stagione fredda, onde evitare che le radici congelino). Le temperature ideali per il benessere dell’Agave si aggirano tra i 20-30°C.
Mantenimento

Questa pianta sopporta molto bene i periodi di siccità, tuttavia, per crescere al meglio, ha bisogno che il suo substrato di terra sia mantenuto sempre leggermente umido. Durante il periodo vegetativo (marzo-settembre), l’Agave va annaffiata con continuità, prestando, però, molta attenzione a non creare ristagni idrici (molto dannosi): va, quindi, bagnato solo il terreno, non le foglie o le rosette della piantaAgavaceae. Da settembre in avanti, l’apporto di acqua va a mano a mano ridotto, arrivando in inverno a necessitare di una sola innaffiatura al mese, di modo che il terreno non si secchi del tutto.

Per quanto riguarda la concimazione dell’Agave, date le caratteristiche del suo terreno ottimale (non in grado di trattenere l’acqua, così come neppure i nutrienti in essa presenti) si rende necessaria la somministrazione di un apposito concime per piante grasse ogni venti giorni circa. Generalmente, in commercio si trovano formulazioni liquide di questo prodotto, la cui composizione ideale deve risultare: poco azoto, molto fosforo e potassio.
Moltiplicazione

La moltiplicazione dell’Agave avviene staccando i germogli basali che si formano sulla pianta madre, solo dopo che abbiano raggiunto una lunghezza di circa dieci centimetri: vanno recisi con un coltello affilato, assicurandosi che sia ben pulito e disinfettato, dopodiché vanno lasciati ad asciugare all’aria per circa due/tre giorni. Infine, vanno piantati in singoli vasetti contenenti terriccio per cactacee e tenuti all’ombra (ad una temperatura di circa 15°-18°C) per un periodo di circa due mesi, durante i quali il terriccio deve restare sempre umido. Non appena le giovani piantine sviluppano radici forti, possono essere rinvasate e “trattate” come gli esemplari adulti.
Avversità

Sebbene molto resistente, l’Agave non è immune all’attacco di parassiti quali gli afidi e le cocciniglie, che attaccano solitamente la parte inferiore delle foglie, provocandone l’ingiallimento e un generale indebolimento di tutta la pianta. Al fine di eliminare la cocciniglia, si consiglia di sfregare delicatamente la parte interessata con un batuffolo imbevuto di alcol e, in seguito, risciacquarla con cura; gli afidi, invece, si eliminano con l’utilizzo di specifici antiparassitari.

Il danno maggiore, per l’Agave, resta comunque l’apporto eccessivo di acqua. Se le annaffiature risultano essere particolarmente copiose, la pianta assumerà un aspetto sofferente e poco sano: si consiglia, in questo caso, di lasciare asciugare il terriccio prima di procedere ad ulteriori irrigazioni o, nei casi più gravi, sradicare la pianta e far asciugare le sue radici al sole, cambiando poi il terreno nel quale verrà ripiantata.

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Rebutia

La Rebutia è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Cactaceae; è molto diffusa per le sue meravigliose fioriture e poiché si tratta di una pianta di facile coltivazione. Mostra un fusto dalla forma cilindrica, rivestito di spine; essa è priva di rami ed i fiori diurni sbocciano durante la stagione estiva e assumono tonalità che variano dal rosso, all’arancione, al giallo, al bianco a seconda della specie e della varietà; essi crescono direttamente dal fusto da una areola di spine. La Rebutia non raggiunge dimensioni eccessivamente grandi, ma arriva circa ai tre centimetri di altezza.
La moltiplicazione della Rebutia avviene principalmente per seme: questi devono essere piantati in un miscuglio costituito da due parti di terreno per cactacee ed una di sabbia grossolana del tutto inumidito, dopodiché vanno ricoperti con uno strato sottile di sabbia fine. E’ bene proteggere il contenitore con un foglio di plastica trasparente oppure con una lastra di vetro, e collocarlo in un luogo dove la temperatura si aggiri intorno ai 21 o 27°C, e dove vi sia una leggere penombra. Una volta che i semi inizieranno a germogliare, è opportuno trapiantarli in un vaso definitivo, solo quando avranno raggiunto i 2,5 centimetri di altezza.
Ambiente

La Rebutia è originaria dell’America del Sud; essa predilige terreni prevalentemente acidi, o un substrato formato da terriccio di foglie, sabbia o ghiaia che va disposta sul fondo del vaso, così da favorirne il drenaggio ed evitare dannosi ristagni idrici.
Temperatura

L’esposizione ideale per la Rebutia è a sud, dal momento che ama particolarmente i luoghi luminosi: tuttavia è consigliabile proteggerla dai raggi diretti del sole soprattutto nelle ore più calde della giornata, in particolar modo se la pianta riceve la luce filtrata dai vetri che, agendo come una lente, la rendono troppo concentrata e di conseguenza dannosa. E’ importante che l’ambiente sia asciutto e ben arieggiato, e che le temperature non scendano mai al di sotto de gli 8°, mentre non teme il caldo eccessivo.
Mantenimento

La Rebutia ha bisogno di annaffiature regolari, non eccessive: è importante ricordare di lasciare il terreno appena umido durante la Cactaceaestagione estiva. Nei mesi invernali, l’apporto di acqua può essere drasticamente diminuito, se non del tutto sospeso.

Per quanto concerne la fertilizzazione, è bene servirsi di un buon concime liquido, da diluire nell’acqua di irrigazione ogni due o tre settimane,diminuendo leggermente le dosi rispetto a quanto riportato nella confezione.
Avversità

In caso di temperature eccessivamente basse o di un eccesso di acqua, il fusto della Rebutia può divenire molle: in questo caso è bene togliere la pianta dal vaso e rimuovere i fusti danneggiati, assicurandosi di lasciar asciugare per bene il terreno prima di rinvasarla. Si consiglia, onde prevenire il danno, di non esagerare con le annaffiature e spostate la pianta in un’ ubicazione più calda.

La Rebutia non è immune all’attacco delle Cocciniglie: per eliminarle, è consigliabile servirsi di un batuffolo di cotone imbevuto di alcol denaturato, poiché si staccano dai tessuti della pianta con estrema facilità.

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Echinopsis

L’Echinopsis è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Cactaceae; mostra fusti dal colore verde scuro, costituiti da areole biancastre con spine bianche o grigiastre, che rappresentano le foglie. In estate, essa produce numerosi fiori tubolari di dimensioni considerevoli, che possono raggiungere anche i venticinque o i trenta centimetri di lunghezza, la cui peculiarità è sbocciare di notte e sfiorire in poche ore: i boccioli, inoltre, sono ricoperti da una particolare peluria grigiastra; essi solitamente assumono tonalità di rosa, bianco o rosso, ma esistono numerose specie con fiori gialli, arancioni o addirittura fucsia.
La moltiplicazione dell’Echinopsis può avvenire per seme, in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali; il semenzaio dove si colloca il composto deve essere umido, ben ventilato e ombreggiato fino alla completa germinazione dei semi.
Ambiente

L’ Echinopsis è originario delle zone desertiche dell’America Meridionale; esso predilige terreni appena acidi, sciolti e molto ben drenati, composti per la maggior parte da sabbia e lapillo, o altro materiale che non permette la formazione di ristagni. Si consiglia di usare dei vasi di terracotta e non di plastica poiché permettono alla terra di respirare, essi inoltre devono essere più larghi che profondi dal momento che l’apparato radicale tende a svilupparsi in larghezza più che in profondità.
Temperatura

L’ Echinopsis ha bisogno di molta luce, in tutte le stagioni dell’anno, anche con un’esposizione diretta ai raggi del sole; in inverno si consiglia di proteggerle dal gelo, collocandole in casa o in serra. Dal momento che amano l’aria, sarebbe opportuno porle vicino ad una finestra aperta, in estate.
Mantenimento

Volendo un’abbondante fioritura e un buon sviluppo della pianta, si suggerisce di lasciare il terreno completamente asciutto da novembre a marzo, per poi innaffiarlo con moderazione con il sopraggiungere delle prime giornate calde. L’ Echinopsis preferisce la siccità all’abbondanza di acqua, ma si rendono indispensabili le irrigazioni nel periodo di maggior sviluppo vegetativo; per evitare i ristagni d’acqua, apportare acqua solo quando il terreno è ben asciutto.

Per quanto riguarda la fertilizzazione, si consiglia di utilizzare un concime liquido da diluire nell’acqua di irrigazione, ogni tre o quattro settimane, dall’inizio della primavera e per tutta la stagione estiva; al fine di assicurare alla pianta una sana crescita ed un’ottima fioritura, è bene servirsi di un concime equamente bilanciato in Azoto, Fosforo e Potassio. Nei mesi freddi le concimazioni vanno sospese.
Avversità

Anche l’ Echinopsis è una pianta particolarmente soggetta a malattie e avversità: se la si annaffia eccessivamente, essa finirà col Echinopsis fiori tubolariraggrinzirsi e diventare eccessivamente molle; al contrario, se l’apporto di acqua è poco, le parti verdi della pianta iniziano a decolorarsi.

Nel caso in cui l’ Echinopsis non fiorisca o cresca assumendo forme particolarmente bizzarre, vorrà dire che è stata collocata in un luogo poco luminoso; se alcune parti della pianta appaiono imbrunite, è perché è stata esposta a temperature eccessivamente basse.

La pianta non è immune all’attacco di parassiti quali le cocciniglie: esse provocano macchie scure sui lati delle foglie; per porvi rimedio basterà toglierle manualmente con un batuffolo di cotone, o servirsi si antiparassitari specifici.

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Titanopsis

La Titanopsis è una pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Aizoaceae; è di piccole dimensioni e può raggiungere circa i tre centimetri di altezza. Essa presenta fusti cortissimi, anche del tutto interrati, sui quali nascono numerose foglie disposte a rosetta, che variano dalle tonalità di un verde tenue fino al rosso in caso di forti esposizioni al sole: esse hanno una forma triangolare, arrotondate all’apice con dei rilievi a volte quasi bianchi. E’ una pianta tappezzante e possiede dei curiosi tubercoli somiglianti a verruche, sulla parte superiore. I fiori sono per lo più gialli, ma in alcune varietà possono assumere tonalità diverse.
La moltiplicazione della Titanopsis avviene principalmente per seme, durante il periodo primaverile: si consiglia di bagnare il terriccio prima di seminare, occupandosi di tenerlo in un luogo luminoso, umido e protetto, fino alla nascita dei primi germogli. Successivamente, le nuove piantine devono essere tenute in semenzaio fino a che non hanno prodotto almeno due foglie, dopo si possono porre in vasi singoli.
Ambiente

La Titanopsis è originaria del Sud Africa; essa predilige terreni poveri e molto ben drenati, ma l’ideale sarebbe preparare un substrato con del terriccio universale, unito ad abbondanti quantità di sabbia e di materiale a grana grossa, come perlite o argilla espansa.
Temperatura

La Titanopsis ha bisogno di esposizioni in pieno sole, ricevendo i raggi diretti di esso soprattutto nelle ore più fresche della giornata, nonostante essa possa crescere rigogliosa anche a mezz’ombra, purché si tratti comunque di un luogo molto luminoso. Non teme eccessivamente il freddo, addirittura riesce a tollerare brevi periodi a temperature di poco al di sotto degli 0°C.
Mantenimento

La Titanopsis va annaffiata con moderazione, ogni quattro o cinque settimane e servendosi di uno o due titanopsis fiori giallibicchieri di acqua: si consiglia di evitare gli eccessi, e ricordare che si tratta di una pianta anche molto resistente alla siccità; naturalmente, è opportuno che il terreno sia asciutto tra un’irrigazione e l’altra. Durante i mesi invernali l’apporto di acqua può essere ridotto se non addirittura evitato.

Per quanto concerne le concimazioni, esse devono essere piuttosto regolari: ci si può servire di un fertilizzante specifico per piante succulente, ricco in potassio e povero in azoto, ogni quindici o venti giorni, che favorirà uno sviluppo sano della pianta ed un’abbondante fioritura. Durante i mesi invernali, è consigliabile sospendere la concimazione onde evitare che producano tessuti nuovi che sarebbero poco resistenti al freddo e facilmente attaccabili da malattie fungine, che solitamente si sviluppano più facilmente durante il periodo di riposo delle piante.
Avversità

La Titanopsis non è immune all’attacco di parassiti quali la cocciniglia, che provoca ingenti danni alle foglie; inoltre nel caso in cui le annaffiature dovessero risultare eccessivamente abbondanti, essa può essere colpita con maggiore facilità dai marciumi radicali.

In genere, durante tutto l’arco dell’anno, è raccomandabile un trattamento preventivo con insetticida ad ampio spettro e con un fungicida sistemico, cosicché si possa evitare l’attacco da parte degli afidi e lo sviluppo di malattie fungine, di solito favorite da un clima fresco e umido.

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Begonia

La Begonia è una pianta grassa, succulenta, appartenente alla famiglia delle Begoniaceae; presenta dei fitti cespuglietti di foglie carnose, dalla forma arrotondata, lucide e dal colore verde brillante o bronzo-rossastro. Essa può raggiunge i venticinque o i quaranta centimetri di altezza; mostra fiori maschili e femminili: i primi sono solitamente più appariscenti, costituiti da quattro tepali di diverse dimensioni, mentre i fiori femminili sono formati da quattro tepali uguali tra loro. Il frutto originato dalla Begonia somiglia ad una capsula dalla forma triangolare, contenente molti semi di piccole dimensioni e molto fini. La pianta viene per lo più utilizzate per le bordure, per le aiuole, abbellendo così molti giardini. Stranamente, le foglie sono commestibili e si possono mangiare crude in insalata.
La moltiplicazione della Begonia può avvenire per seme, o anche attraverso talea: verso il mese di aprile, si prelevano dalla pianta i germogli basali che vengono messi a radicare in un miscuglio di sabbia e torba alla temperatura di circa 20°C. La riproduzione per seme invece viene effettuata nei mesi di febbraio o marzo, alla temperatura di circa 16°C.
La moltiplicazione della Begonia può avvenire per seme, o anche attraverso talea: verso il mese di aprile, si prelevano dalla pianta i germogli basali che vengono messi a radicare in un miscuglio di sabbia e torba alla temperatura di circa 20°C. La riproduzione per seme invece viene effettuata nei mesi di febbraio o marzo, alla temperatura di circa 16°C.

Ambiente

La Begonia è originaria delle zone tropicali e sub-tropicali dell’ America, dell’ Africa e dell’ Asia. La pianta predilige terreni sciolti, soffici, ricchi di materia organica, e molto ben drenati; per quanto concerne la coltivazione in vaso, si consiglia di servirsi di un substrato formato da terriccio torboso e sabbia grossolana. E’ importate, al fine di evitare ristagni, disporre sul fondo del contenitore dei pezzi di coccio.
Temperatura

Si consiglia di esporre la Begonia a luoghi soleggiati, evitando però la luce diretta del sole: nel caso in cui la si collochi a mezz’ombra o all’ombra completa, essa produrrà meno fiori. La pianta teme particolarmente il freddo, di conseguenza nei mesi freddi, è consigliabile ripararla in una serra temperata.
Mantenimento

La Begonia ha bisogno di annaffiature piuttosto frequenti, in particolar modo durante la stagione calda; in inverno, invece, l’apporto di acqua può essere diminuito; è importante lasciare asciugare il terriccio tra un’irrigazione e l’altra. La pianta necessita di un’elevata umidità ambientale, e di una buona areazione.

Nei mesi primaverili ed in quelli estivi, la Begonia va fertilizzata con regolarità, almeno ogni quindici giorni; in inverno le concimazioni devono essere sospese. Nel caso in cui si desideri che la pianta produca un gran numero di fiori, si consiglia di utilizzare del fertilizzante con una maggior dose di Potassio.
Avversità

La Begonia viene solitamente attaccata da marciumi delle radici o delle piantine, che ne provocano l’avvizzimento e Begoniaceaeconseguentemente la sua morte: per evitarlo, è necessario scegliere di collocare la pianta in luoghi non eccessivamente caldi o troppo umidi.

Anche gli acari danneggiano la Begonia, attaccando i boccioli e le foglie delle piante giovani: si contrastano con l’utilizzo di prodotti specifici. Altri parassiti, quali i nematodi, creano rigonfiamenti sulle radici delle piante, che cresceranno in modo deforme. I punteruoli invece, sono piccoli coleotteri che rodono i tuberi e le radici della Begonia: anch’essi vanno eliminati con prodotti specifici.

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Anacampseros

Al genere Anacampseros appartengono alcune piante succulente di origine africana; le foglie sono carnose, ovali e lanceolate, formato delle fitte rosette basati alte fino a 20-30 cm lungo i sottili fusti carnosi. Le foglie sono verde scuro con qualche zonatura scura, soprattutto nelle piante esposte particolarmente in posizioni molto luminose; alcune specie hanno foglie gialle con una peluria biancastra alla base.
In primavera, all’apice dei fusti sbocciano fiori di colore rosa o bianco, che vengono prodotti fino all’autunno; i fiori sono auto fertili, quindi quando appassiscono lasciano il posto ad una piccola e sottile capsula che in pochi giorni, produce numerosi semi fertili.

La sua moltiplicazione avviene per seme: si utilizzano i semi freschi, mettendoli in semenzaio con del terriccio fertile, che va mantenuto umido fino alla germinazione; di solito le piccole piante di questa specie germogliano anche in condizioni non propriamente ideali. Si può anche praticare la talea.
Ambiente

E’ consigliabile utilizzare un terreno molto soffice, leggero e drenato; è possibile anche preparare un terreno adatto alla pianta mescolando terriccio bilanciato con pari quantità di sabbia di fiume lavata con un po’ di perlite o pietra pomice. L’Anacampseros produce piccole piantine dai semi che producono quindi è bene prelevarli periodicamente dai vasi, oppure sistemare la pianta in un vaso ben capiente in modo da poter coltivare anche le altre che cresceranno.arricchire il terreno delle piante succulente, utilizzando, ogni 15-20 giorni, un concime specifico; il fertilizzante per le piante succulente deve essere povero in azoto.
Temperatura

Questa pianta va esposta a mezz’ombra, si coltiva in appartamento o in una serra temperata in quanto teme il fredde. Se le temperature autunnali sono mite possiamo lasciarla all’aperto,ma solo quando le temperature minime sono superiori ai 15°C.

Le succulente possono essere coltivate anche in serra fredda, con temperature che per alcune specie possono essere inferiori ai 5°C, ma in questo caso bisogna mantenerle asciutte. Si consiglia di posizionare la pianta in un luogo semi ombreggiato, colpito dai raggi diretti del sole per almeno un paio d’ore al giorno.
Mantenimento

Nel periodo che va da marzo a settembre, il terreno va annaffiato quando è ben asciutto, mentre nei mesi più freddi è consigliabileAnacampseros rufescens africa
annaffiare sporadicamente almeno una volta al mese. Nel periodo della vegetazione aggiungere all’acqua delle annaffiature del concime specifico per piante succulente ogni 20 giorni. Ricordiamo che le piante succulente possono trattenere l’acqua al’interno dei tessuti, quindi necessitano di abbondanti annaffiature solo con un clima caldo, circa ogni 4-5 settimane con 1-2 bicchieri d’acqua. E’ preferibile evitare di esporre la pianta alle piogge.
Avversità

Nel periodo invernale, si consiglia un trattamento preventivo con insetticida ad ampio spettro e con un fungicida sistemico, in modo da prevenire attacchi di afidi e sviluppo di malattie fungine, favorite dal clima fresco ed umido.

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Aloe

Al genere delle Aloe appartengono diverse decine di piante succulente, sono originarie dell’Africa Meridionale; questa pianta produce una densa rosetta di lunghe foglie a forma di lancia, carnose ed acuminate, a volte con il margine munito di spine. Esistono delle varietà di colore verde chiaro, altre verde scuro, ed altre ancora, ricoperte da uno strato pruinoso che le rende tendente al blu.

In genere le foglie si sviluppano da un fusto tozzo, dal centro della rosetta nascono nuove foglie, mentre quelle esterne seccano e cadono, ma esistono anche delle specie che producono fusti ramificati portando una grande quantità di foglie agli apici.

In estate dal centro della pianta sorge un sottile fusto, a volte ramificato, che porta una vistosa infiorescenza di fiori rossi, arancio o giallo scuro.
L’Aloe viene utilizzata da millenni dall’uomo per le sue proprietà curative, da sempre viene utilizzata la mucillagine di cui sono costituite le foglie, che ha un forte potere rinfrescante, antiossidante, idratante,antinfiammatorio e anti microbico. Inoltre, queste foglie venivano applicate su ferite, ustioni e scottature.

La linfa contenuta nella pellicola che avvolge le foglie ha proprietà disintossicanti; con questa pianta si preparano anche pomate, creme,detergenti che sfruttano il suo potere lenitivo e rinfrescante.
Ambiente

L’Aloe è una pianta che non particolarmente esigente in fatto di terreni, ma predilige quelli prevalentemente sabbiosi che favoriscono lo sgrondo rapido dell’acqua in eccesso, e che siano leggermente acidi.

Il rinvaso va fatto ogni anno in primavera, aumentando man mano le dimensioni de vaso; non avendo radici particolarmente profonde è preferibile scegliere un vaso più largo anziché profondo e con adeguati fori di drenaggio, in quanto la pianta non ama ristagni idrici.
Temperatura

Aloe polyphyllaL’Aloe predilige il clima mite per poter crescere; vive bene all’aperto nelle zone a clima temperatura-caldo mentre nelle zone più fredde deve essere portata al riparto in quanto non tollera le temperatura al di sotto dei 5-8°. Se ciò accade, potrebbero verificarsi dei marciumi radicali, soprattutto se sono state fatte eccessive annaffiature. Le temperature ideali per la pianta sono intorno ai 20-24°C.

Sono piante, che per natura, sono in grado di tollerare la siccità, mentre non sopportano i ristagni; infatti, nel loro habitat, l’Aloe cresce sempre sui pendii ben drenati e mai a valle o nei luoghi con eccessiva acqua.
Mantenimento

Nel periodo che va dalla primavera all’estate, va annaffiata con moderazione facendo attenzione a non bagnare le foglie in modo da evitare che l’acqua si depositi tra di esse e portare a dei pericolosi marciumi. L’azione giusta è quella di annaffiare abbondantemente e lasciare asciugare per bene il terreno fino alla successiva irrigazione.

Con l’arrivo dell’autunno-inverno, le annaffiature vanno diminuite fino alla totale sospensione del periodo più freddo dell’anno, mentre con la primavera si riprendono gradatamente.

Nel caso si voglia usare la pianta per scopi curativi è bene non irrigarla per 8-10 giorni prima della raccolta in modo che i principi attivi siano più concentrati.
Avversità

L’Aloe potrebbe avere qualche problema a livello di fogliame, con perdita di screziature e completa colorazione verde, in questo caso vorrà dire che l’illuminazione è scarsa e basterà posizionarla in un luogo più luminoso.

Se invece, le foglie iniziano ad ingiallire, a seccare e cadere, osservate bene, probabilmente la pianta è stata attaccata dal ragnetto rosso, un acaro molto fastidio e dannoso.

Si consiglia di trattare con prodotti adeguati.

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Adromischus

Il genere Adromischus è originario dell’Africa meridionale e comprende circa cinquanta specie di piante succulente; è formata da piccoli cespi, costituiti da rosette di foglie lunghe più o meno 4-8 cm, ovali e molto carnose che si allargano verso l’alto. Sono di colore verde chiaro o verde-giallastro con maculature argentate al loro interno, può capitare che il bordo della foglia appaia leggermente ondulato; in primavera producono uno stelo sottile semilegnoso che porta alcuni fiori campanulati, di colore bianco o rosa con petali lievemente carnosi.

La varietà Adromischus Cooperi ha piccole foglie grigio-verdi maculate di porpora con un margine piatto ed ondulato, mentre i fiori si trovano al centro della pianta. Col passare del tempo il fusto diventa rigonfio, non supera i dieci centimetri di altezza ed ha il portamento tappezzante; le foglie di colore grigio-verde hanno la forma di cuore ed il margine ondulato. La maggior parte delle specie di Adromischus dopo alcuni anni invecchia: le foglie iniziano a cadere e la pianta si dissecca, ed è questo il tempo in cui bisogna preparare una talea e ringiovanire la pianta.
E’ da sottolineare che una pianta ben coltivata, nutrita e annaffiata regolarmente nel periodo vegetativo, rinvasata almeno ogni due anni e mantenuta ben ventilata invecchierà molto dopo.

L’Andromischus si può riprodurre per divisione dei cespi in primavera o per talea di foglia: si stacca una foglia giovane tagliandola con un coltello e si lascia asciugare il taglio per un giorno in un ambiente caldo, poi si mette la talea in un vaso riempito con un composto per cactacee. Quando spuntano nuove foglie è possibile rinvasare la pianta.
Ambiente

L’Andromischus ha bisogno di un terreno ben drenato, visto che questa pianta soffre di ristagni d’acqua che possono portarla a marcire; un terreno composto da un buon terriccio mescolato alla sabbia o alla gaia è il mix adatto.
Temperatura

Questa pianta predilige posizioni luminose, anche soleggiate per alcune ore del giorno; in primavera ed in estate possono essere portato all’aperto, ma durante la stagione fredda hanno bisogno di temperature superiori ai 10°C , quindi meglio ricoverarla in casa o in una serra.
Mantenimento

Dal periodo che va da marzo ad ottobre annaffiare l’Andromischus con regolarità, quando il terreno è ben asciutto, mentre durante la stagione invernale, la pianta va annaffiata sporadicamente. Gli esemplari coltivati a 10-12°C possono anche essere lasciati con terreno asciutto fino all’inizio della primavera. Nella stagione vegetativa è bene fornire del concime per piante succulente ogni 15-20 giorni, mescolato all’acqua delle annaffiature.
Avversità

Può succedere che le foglie dell’Andromischus vengano attaccate da cocciniglie, mentre un fungo può provocare il seccume, che si identifica con macchie secche di colore scuro, che possono provocare la caduta delle foglie, in questo caso è consigliabile bruciare tutte le foglie colpite dal seccume. Il marciume alle radici colpisce le piante coltivate in condizioni fredde ed umide.

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Acanthocalycium

L’acanthocalycium è una pianta grassa e globosa,originaria del versante argentino delle Ande; possiede un fusto globulare appiattito all’apice, verde scuro, a volte tendente al giallastro, e di circa 10 cm di diametro. Le areole sono glabre alla base e lanose all’apice e possiedono 10-12 spine gialle o brune, dritte e tubercolate, ma con l’invecchiamento diventano quasi glabre.
Le spine centrali sono di solito 2-3, ma ne può esistere anche una sola; la più bassa è la più lunga di tutte ed è diretta verso il basso, raggiungendo anche 4 cm di lunghezza. I fiori sono lunghi circa 3-4 cm, mentre i segmenti del perianzio sono bianco. Fiorisce dalla fine della primavera all’inizio dell’autunno e gli esemplari di almeno tre anni producono numerosi fiori di colore giallo o rosso.

Questa pianta si propaga per seme, utilizzandolo in un semenzaio riempito di torba e sabbia in parti uguali; il terriccio deve essere mantenuto umido per garantire la germinazione dei semi, e in un luogo mite. La temperatura ottimale per la germinazione è di 18°-27°C. Non è necessario rinvasare l’Acanthocalycium, in quanto le dimensioni della pianta adulta rimangono molto ridotte.

Specie principali:
Acanthocalycium aurantiacum
Acanthocalycium catamarcense
Acanthocalycium chionanthum
Acanthocalycium ferrarii
Acanthocalycium glaucum
Acanthocalycium griseum
Acanthocalycium klimpelianum
Acanthocalycium munitum
Acanthocalycium peitscherianum
Acanthocalycium spiniflorum
Acanthocalycium thionanthum
Acanthocalycium variiflorum
Acanthocalycium violaceum
Ambiente

La pianta ha bisogno di un terreno sciolto e ben drenato, composto da terriccio bilanciato mescolato con sabbia e pietra pomice; non necessita di molto terreno e può essere coltivata in contenitori di piccole dimensioni. Le dimensioni massime che raggiunge sono 15-20 cm di altezza e 10-15 cm di diametro.
Temperatura

L’ Acanthocalycium va collocata in posizione luminosa, possibilmente facendo in modo che i raggi del sole la colpiscano direttamente per diverse ore nel corso della giornata. Non ama l’ombra né il freddo ed è per questo che in inverno si consiglia di collocarla all’interno delle mura domestici, vicino ad una finestra o in una stanza illuminata dal sole. L’ acanthocalycium sopporta temperature minime di massimo 3-4°C.
Mantenimento

Nel periodo freddo, soprattutto in inverno, annaffiare raramente con piccole quantità d’acqua, ma dalla primavera all’autunno si consiglia di annaffiare abbondantemente, controllando che il terreno si asciughi del tutto tra un’annaffiatura e l’altra.E’ bene fornire del concime per piante grasse mescolato l’acqua ogni 20 giorni.
Avversità

Come succede a tante altre piante cactacee, la cocciniglia può arrivare a compromettere lo stato di salute della pianta, si consiglia di
utilizzare dei prodotti adatti per la sua cura. Inoltre, fate attenzione agli eccessi di umidità che possono provocare marciumi alle radici e malattie fungine.

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Adenia

L’Adenia è una piccola pianta succulenta caudiciforme, proveniente dall’Africa meridionale; è costituita da un piccolo cespuglio, con alla base un grosso caudex legnoso da cui partono diversi lunghi rami spinosi, con foglie tribolate, decidue, di color verde brillante e dall’aspetto ceroso. E’ una pianta longeva che può raggiungere grandi dimensioni, con un diametro superiore al metro e l’altezza di 70-80 cm.
In estate produce piccoli fiori color crema o bianchi e frutti che contengono piccoli semi scuri. Una tra le Adenia più note è senza dubbio la Adenia glauca dalla caratteristica forma di fiasco di color verde scuro dalla cui sommità diparte il gambo dal quale spuntano i rami che possono arrivare sino alla lunghezza di un metro e possono essere sia striscianti sia rampicanti. Le foglie sono palmate e non succulente e di color verde-grigio; i fiori molto difficilmente osservabili se non nel suo habitat naturale sono giallo pallido.

L’Adenia spinosa si propaga per semina durante il periodo autunnale, lasciando che le nuove piantine abbiano il tempo di germogliare prima di essere messe a dimora in un luogo riscaldato. Un altro metodo di propagazione è la talea, ma in questo caso la pianta non svilupperò il tipico caudex.

L’Adenia Spinosa predilige terreni sciolti, fertili e molto ben drenati; si consiglia la sua coltivazione in un terreno lievemente acido. E’possibile utilizzare della torba mescolata a sabbia e lapillo. Nel periodo vegetativo si può aiutare lo sviluppo della pianta fornendo del fertilizzante liquido per succulente diluito con acqua.
Temperatura

L’Adenia spinosa predilige la collocazione in zone ombreggiate o semi-ombreggiate della casa o del giardino, in modo che la parte aerea possa ricevere l’irradiazione diretta dei raggi del sole per qualche ora nel corso della giornata. Non sopporta le temperature troppo basse, per questo motivo durante la stagione invernale va ricoverata tra le mura domestiche; non tollera temperature inferiori ai 10-15°C.
adeniaMantenimento

Nel periodo vegetativo ha bisogno di annaffiature abbondanti e regolari, evitando i ristagni idrici; sopporta senza particolari problemi i brevi periodi di siccità. Da quando seccano le foglie, fino al comparire dei nuovi germogli, ridimensionare la quantità delle annaffiature fino a quasi sospenderle. Da marzo ad ottobre è bene fornire alla pianta, concime per piante succulente mescolato all’acqua ogni 10-15 giorni.
Avversità

L’Adenia spinosa può subire l’attacco della cocciniglia e della mosca bianca. In questo caso è opportuno intervenire con un antiparassitario specifico, seguendo le dosi del produttore.

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